Il Sentiero, recensione in anteprima

Il Sentiero (titolo originale Na Putu, letteralmente sulla strada) tratta della storia di due innamorati a Sarajevo: Luna è una hostess per una compagnia aerea e Amar è controllore di volo; insieme sono una coppia moderna con un problema relativamente frequente come la difficoltà di avere un figlio e un problema molto frequente come l’abuso di alcol da parte dell’uomo, che porta all’inevitabile perdita del suo lavoro… Ma è solo l’inizio.

Infatti, a causa di un piccolo incidente automobilistico, Amar rientra in contatto con un suo vecchio amico commilitone diventato wahabita, Bahrijia, grazie al quale trova un lavoro che lo porta a stretto contatto con i wahabita e la loro visione di regole e precetti islamici.

Nei primi dieci minuti si assiste a una rapida successione di eventi, in cui la regista bosniaca Jasmila Zbanic inizia a raccontare nella seconda prova cinematografica la realtà del suo paese natale, per poi immergersi nelle dinamiche e nello sviluppo della vicenda di due persone, accomunate da una scelta, da un cambiamento, da un percorso fisico come quello che percorre Luna con le tratte aeree, ma anche dal percorso –il sentiero– spirituale che intraprende Amar, sconvolgendo ogni certezza della sua compagna.

Cosa fare quando la persona che si ama cambia così radicalmente e si rivela fragile e malleabile di fronte all’influenza di persone che, come Amar, sono state evidentemente prese alla sprovvista da tanta libertà e indipendenza da gestire autonomamente, che si rifugiano in regole e dogmi? Come si fa a ricominciare la propria storia personale, come quella di uno stato, e non perdere il sentiero?

Luna è fissata a riprendere con la videocamera del cellulare e si comprende il perché solo da metà film: i video sono come le fotografie, immagini istantanee di momenti tangibili altrimenti irrecuperabili.

Il Sentiero apre a un’intera sezione di nozioni e informazioni sullo stato attuale della Bosnia-Erzegovina e per questo va visto; per il resto, non è un film edulcorato né una pellicola amara, sebbene la grande prova del protagonista maschile Leon Lučev e la lucentezza, la bellezza di gesti e sguardi di Zrinka Cvitešic permetta di suggerire la visione a chiunque sia interessato a conoscere le diverse realtà , così diverse da spaventare per quanto vicine siano… A pochi passi dal nostro mondo lontano.

Note di produzione: la pellicola stata selezionata nel 2010 alla sessantesima edizione del Festival di Berlino come film in concorso, mentre l’opera prima Grbavica (Il segreto di Esma) della regista ha vinto l’Orso d’Oro nel 2006.