Il cliente, recensione

L’undicenne Mark Sway (Brad Renfro) vive con la madre e il fratellino in una roulotte in quel di Memphis, un pomeriggio come tanti il ragazzo ruba delle sigarette dalla borsa della madre e rifugiatosi nel bosco per fumare di nascosto incappa nell’avvocato della mafia Romey Clifford intento a suicidarsi.

Interrotto dai due ragazzini Romey fa salire in macchina Mark e gli racconta del suo lavoro, del famigerato boss Barry la lama Muldano (Anthony LaPaglia) e prima di uccidersi fornisce al ragazzo l’ubicazione del corpo del Senatore Boyette, ucciso e occultato proprio da Muldano.

A suicidio avvenuto Ricky sotto shock viene ricoverato in ospedale e Mark è interrogato da un agente convinto che stia mentendo, ma prima che il ragazzino finisca nelle mani dell’ambizioso procuratore Roy Foltrigg (Tommy Lee Jones) in piena campagna politica, Mark incontra l’avvocatessa Reggie Love (Susan Sarandon) che intuito l’andazzo e il destino del ragazzo decide di assumerne pro bono la difesa.

Nel frattempo la mafia inizia il suo consueto iter intimidatorio con Muldano che in ospedale minaccia Mark e tanto per essere sicuri affida ad un killer professionista l’eliminazione dei due testimoni, già dal canto loro pressati dallo zelante procuratore in cerca di visibilità mediatica e del colpaccio in tribunale.

A poco serviranno gli sforzi dell’avvocatessa Love per tenere i due ragazzini lontani dall’aula giudiziaria poichè Foltrigg con una scusa farà arrestare Mark e la madre ed inizierà così il processo, che tra le altre cose porterà alla luce il travagliato passato di Love tra un doloroso divorzio e l’abuso di alcol, scoperte che finiranno per minare la fiducia di Mark nella donna che rappresenta la sua unica ancora di salvezza.

Terzo adattamento dopo Il socio e Il rapporto Pelican per il re dei legal-thriller statunitensi John Grisham, dietro e davanti la macchina da presa un team di veterani, il regista Joel Schumacher reduce dal serrato Un giorno di ordinaria follia e la coppia Tommy Lee Jones/Susan Sarandon.

In questo adattamento ritroviamo i medesimi problemi riscontrati ne Il rapporto Pelican di Alan J. Pakula, se possibile accentuati da una regia piatta e priva di personalità e da uno script che non riesce a trasporre con la giusta dinamicità la tensione del romanzo originale, capace di sfruttare con intelligenza elementi piuttosto triti e stereotipati, cosa che su schermo non accade e dove perdono la capacità di coinvolgere adeguatamente, diventando di fatto un prevedibile susseguirsi di eventi senza mordente, con un finale sin troppo prevedibile e un paio di carismatici e volenterosi protagonisti che con molto mestiere alla fine rendono l’insieme perlomeno digeribile.

Visto oggi con l’evoluzione costante che il legal-drama ha avuto in questi anni sul piccolo schermo Il cliente risulta a livello di scrittura ancor più inadeguato, basta pensare a serial recenti come Damages e The Good Wife per rendersi conto che l’intero film non riesce a sfruttare appieno gli elementi che hanno decretato il successo del genere sia in libreria che su piccolo schermo.

Note di produzione: tra gli sceneggiatori c’è Akiva Goldsman futuro premio Oscar Per A beautiful mind, dal film venne tratta una serie tv della durata di una sola stagione, nel cast figurano Mary Louise-Parker star del televisivo Weeds ed Anthony LaPaglia di Senza Traccia. Il cliente fu uno dei campioni d’incasso del 1994 con oltre 117 milioni di dollari incassati a fronte di un budget investito di 45.