Welcome, recensione

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Bilal (Firat Ayverdi) è un ragazzo curdo che immigrato clandestinamente in Europa ha deciso di raggiungere la sua ragazza che si è trasferita famiglia al seguito in Inghilterra, nonostante i rischi e le difficoltà Bilal non desiste dal suo intento e approda in Francia.

Qui il suo ottimismo e la speranza però si infrangono inesorabilamente sulle dure leggi francesi in materia di immigrazione clandestina, e nell’impossibilità fisica di attraversare l’ultimo ostacolo che lo divide dal suo obiettivo, La Manica insidioso tratto di mare che diventa per il ragazzo l’ennesimo problema con cui confrontarsi.

Bilal trasforma così l’ostacolo in una sfida, attraversare il canale a nuoto, una decisione che lo porterà ad allenarsi in una picina di Calais con Simon (Vincent Lindon) un istruttore di nuoto deluso dalla vita e ferito da un matrimonio fallito, che prima mostrerà una certa diffidenza verso il ragazzo, ma poi verrà inevitabilmente conquistato dalla sua deteminazione e dal suo coraggio.

Il regista Philippe Lioret utilizza una coinvolgente e paterna amicizia al maschile per esplorare un problema, quello dell’immigrazione clandestina, invitando a trattare la materia oltre la logica freddezza della legiferazione, cercando l’umanità nascosta dietro a numeri e cifre statistiche.

Materia davvero spinosa che il film mette sullo sfondo mostrandoci la determinazione di un singolo nel realizzare un sogno, che non è solo il ricongiungimento con l’amata, ma anche famiglia e riconoscimento di uno status che pare ad oggi meta irraggiungibile.

Certo Welcome, nonostante il notevole successo di pubblico in patria, è un tipico film da festival, materia d’autore, è la sua natura e il suo intento finale, inutile nasconderlo, spessore e poetica dell’immagine, fotografia ricercata, dialoghi mai superflui, e sullo sfondo la Francia e la sua politica sull’immigrazione, dura, quasi spietata nel suo affermarsi nel quotidiano dei cittadini d’oltralpe, e il regista non è affatto parco nel mostrarne le molte contraddizioni e la mancanza di una necessaria umanità.

Welcome è un film che sorprende perchè parla attraverso le emozioni, e non rinunciando ad una squisita impronta d’autore, decide di essere oltremodo schietto e di andare al cuore del problema senza eccedere, come spesso accade con fronzoli stilistici e intellettualoidi, usufruendo anche di due talentuosi protagonisti che hanno nella concretezza di una recitazione asciutta e mai compiaciuta, la carta vincente per arrivare allo spettatore.