Venezia si tinge di ‘Pulp’ con “The bad bitch”

Una modella bellissima, che esclama frasi quali “Anche tua figlia mangia le persone?” rivolgendosi a un cubano palestrato. E cannibale. Basterebbe questo per descrivere The Bad Bitch, opera dissacrante firmata Ana Lily Amirpour in concorso a Venezia 73.

badbitch

Un’opera che risveglia il pulp, toglie l’appetito, ‘sponsorizzata’ dalla bella Suki; una attrice modella che una volta superato il cartello ammonisce: “Oltre la staccionata non sei più cittadino degli Stati Uniti”. E che dopo due minuti si ritrova imbavagliata, con una catena al collo, mentre una donna senza età con una sega le taglia un braccio e una gamba, che poi finiranno sminuzzate in una padella: quella sarà la sua cena.

Ana, la 36enne regista americana l’aveva avvisata:

Sarà un set in cui soffrirai, fisicamente e mentalmente, più di quanto tu possa immaginare.

La Amirpour aveva esordito con una vampira iraniana; anche Suki ci aveva messo del suo avendo interpretato la commedia horror Pride and Prejudice and Zombies. Ma in The Bad Bitch ci troviamo in uno scenario post apocalittico. Dove occorre sbranarsi per sopravvivere. In quel deserto ostile dove la famigliola del cubano vive dentro la carcassa di un aeroplano, cibandosi di resti umani, incontreremo quel matto trasformista di Jim Carrey. È irriconoscibile, lercio, sdentato, si trascina, non dice una parola, magro come un chiodo, però più civilizzato perché si cucina un corvo risparmiando i suoi simili.

Verrebbe da chiedersi: “Com’è finito Jim Carrey in mezzo a quella gabbia di selvaggi?” Ce lo spiega proprio la regista:

Lui è il simbolo della gentilezza in un ambiente così duro. Ma se si esce dalle grandi metropoli, esistono comunità in cui si vive alla deriva e senza regole, le trovi dappertutto, io stessa ne ho fatta recitare una. In una scena prende a schiaffi il capitalismo ravvivando la brace con delle banconote, tanto lì a cosa servono? Nella cittadina poco distante, ironicamente chiamata Comfort, il boss è Keanu Reeves, uno svalvolato che ingravida tutte le donne ripopolando la Terra, abita nel lusso e spiega la sua filosofia di vita parlando di feci e pomodori. Dovrà vedersela con la colt della ragazza mutilata.

Nella stesura del film, la Amirpour è stata influenzata da El Topo di Jodorowsky e dagli spaghetti-western di Sergio Leone, cita C’era una volta il West di cui la sua primattrice ignorava l’esistenza:

Interpreto una ragazza a cui hanno tolto tutto, deve recuperare un’identità. Essere una outsider ti costringe a scoprire la tua vera natura. Mi sono ispirata a una ragazza di 16 anni del Tennessee, drogata, costretta alla prostituirsi da un uomo che ha ucciso. Ha avuto l’ergastolo.