The last house on the left: la casa della vendetta

Due giovani ragazze in vena di festeggiamenti decidono di andare ad un concerto, ma lungo la strada incontreranno una gang di folli capitanata da un certo Krug che le rapirà, sevizierà ed ucciderà.

La stessa gang per uno scherzo del destino dopo la mattanza troverà rifugio nella casa di una coppia che scopriremo essere i genitori di una delle due vittime. I due scoperto che gli assassini della loro figlia sono gli inattesi ospiti si trasformeranno in carnefici e attueranno una sanguinosa vendetta.

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Recensione: Il mai nato

Casey Beldon (Odette Yustman) è profondamente ferita dall’abbandono in tenera età di sua madre, donna instabile e in preda a forti crisi depressive. Il sopraggiungere di strane e inquietanti visioni spaventa e destabilizza Casey, che se all’inizio pensa di scivolare nella pazzia, man mano che le visioni si fanno più concrete e gli indizi riguardanti un bambino fantasma che sembra inviarle degli inquietanti messaggi si concretizzano, la ragazza si convince di essere realmente in pericolo e si mette alla ricerca di indizi.

I pezzi del rompicapo man mano danno forma ad un vero incubo ad occhi aperti, un demone, un Dibbuk nella iconografia della Cabala ebraica, sembra aver infestato il corpo di Casey tramite l’anima inquieta di un gemello mai nato, Oramai le visioni assumono la forza di veri incubi che devastano pesicologicamente la ragazza che scopre  che non solo il demone può passare da un corpo all’altro e vuole usarla come porta d’ingresso per il mondo reale, ma è la conseguenza di una maledizione che affligge la sua famiglia dai tempi della Germania nazista e dei campi di sterminio.

Il rabbino Sendak (Gary Oldman), prima restio a seguire le teorie un pò folli della ragazza, venendo in possesso di un inquietante libro e vittima egli stesso di strani accadimenti e allucinazioni decide di aiutare la ragazza a spezzare la maledizione e a liberarsi del demone…

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Le traduzioni più brutte dei titoli dei film: trent’anni da dimenticare

Tutto ebbe inizio nei lontani anni ’80 quando una serie di traduttori spinti da alcuni produttori in preda ad una sorta di follia mistico-commerciale ebbero la malaugurata idea di rendere più appetibili le pellicole internazionali che approdavano nelle nostre sale modificandone di sana pianta i titoli che come tutti ben sanno sono l’anima e la summa del pensiero e del contenuto del film stesso, ma a loro la cosa parve non essere vitale.

Si cominciò col massacrare gli horror, dopo che il successo di cassetta Evil Dead di Sam Raimi era diventato La casa, qualsiasi film che seguì divenne una sorta di brochure immobiliare, La casa 2,3, fino al thrillerThe horror show diventato La casa 7, ma non dimentichiamo The Texas chainsaw massacre di Tobe Hooper divenuto Non aprite quella porta che scatenò la fantasia dei produttori sfornando una sequela di risibili e minacciosi avvertimenti come Non entrate in quella scuola (Prom Night), Non aprite quell’armadio (Monster in the closet), ormai si sfiorava veramente il ridicolo.

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Recensione: Venerdì 13

Crystal lake è un campeggio che ha nel suo passato una tragica storia di efferati omicidi  e follia, lì un giovane ragazzo, Jason Voohrees viene lasciato affogare da alcuni sbadati e incompetenti animatori che impegnati a far altro non si accorgono del ragazzino in difficoltà.

La tragica conseguenza di quei fatti fu che anni dopo il fattaccio la madre di Jason, Pamela, scioccata dall’accaduto comincia a massacrare tutti i giovani animatori del campeggio in cerca di vendetta, per poi venire decapitata da una ragazza nel tentativo di difendersi dalla furia omicida della donna.

Jason che in realtà non era morto, decide che la madre dev’essere vendicata e armatosi di machete e indossato un sacco di tela a coprire il suo viso deforme, inizia una incredibile  sequela di omicidi spinto dalla voce della madre defunta di cui custodisce gelosamente la testa mummificata.

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Marcus Nispel: remake da paura

Marcus Nispel nasce a Francoforte sul Meno (Germania) il 15 Aprile 1964, a vent’anni si trasferisce in america grazie ad una borsa di studio e lavora per un’importante azienda di marketing e pubblicità realizzando spot e videoclip musicali.

Molti gli artisti che si avvalgono del suo talento, tra gli altri Gloria Estefan e le Spice girls, i suoi lavori sono più volte nominati agti MTV Awards e Nispel ne vincerà ben quattro tra cui quello per il video di George Michael Killer/Papa was a Rolling stone.

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Jessica Biel: angelo ribelle

Attrice dalla difficile collocazione, sensuale e quando ben utilizzata dalla istintiva ed incisiva recitazione, talento in escalation, Jessica Biel sa bene quel che vuole, e lo dimostra ogni volta che la ritroviamo sui set più importanti, accanto a grandi star affermate.

Jessica Biel nasce il 3 Marzo 1982 ad Ely. nel Minnesota (USA), debutta sul grande schermo accanto a Peter fonda nel drammatico L’oro di ulisse (1997), ma per tutti lei è Mary, una dei figli del reverendo Camden protagonista della famosa e longeva serie tv Settimo cielo, tra le mura di casa Camden l’abbiamo vista crescere, ma il ruolo per Jessica comincia a diventare stretto.

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Da Tobe Hooper a Xavier Gens: famiglie da horror

Famiglia, nucleo, simbolo di unione e di legame indissolubile, con l’avvicinarsi delle festività e del Natale, la famiglia come concetto si amplifica, diventa icona da rivalutare, valore da riscoprire e intorno a milioni di tavole imbandite si celebrerà quel rito propiziatorio di ritorno alle origini attraverso il binomio cibo e famiglia.

Binomio che trasmette serenità, profumi familiari e sensazioni di benessere, ma immaginiamo un’altro mondo, con valori simili ma distorti, sempre il pranzo come rito associato alla famiglia, ma la deformità come normalità, l’orrore e la follia come mostruose forme d’affetto e infine voi…come portata principale.

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