Zombieland e Survival of the dead, l’horror finisce in DVD

Come si poteva facilmente prevedere mentre il piccolo schermo punta sul filone zombie con il promettente serial The Walking Dead prodotto dal Frank Darabont regista di Le ali della libertà e il mondo dei videogames sguazza nelle ansiogene dinamiche da survival-horror, in Italia l’horror continua a subire i problemi di una distribuzione che non sembra in grado di gestire e dare spazio ad un genere che vanta un bacino di spettatori e cultori davvero notevole.

Cosi se Giallo di Dario Argento ben si colloca in una distribuzione direct-to-video vista la qualità dell’opera, ci siamo ritrovati Romero relegato in pochissime sale con il suo Diary of the dead a cui è seguita l’uscita direct-to-video del successivo Survival of the dead presentato in concorso alla Mostra di Venezia e di contro film dalle ben poche pretese come Paranormal activity il cui battage pubblicitario è costato decisamente più del film stesso irrita non pochi spettatori e il tailandese Coming soon di davvero modesto valore trova una distribuzione pur nella povera programmazione estiva.

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I rifiuti più clamorosi della storia del cinema: gli attori che hanno detto no e si sono dovuti pentire

Lithgow - Gibson - Selleck

Quali sono stati i rifiuti più clamorosi che gli attori hanno rifilato, dovendosene pentire in seguito, visti i risultati del film al botteghino? A questa domanda dà risposta il New York Post (via Repubblica.it). Eccovene alcuni:

Tom Selleck rifiutò di partecipare ad Indiana Jones, perché non interessato a fare l’archeologo per un film di ragazzini. Il suo posto venne preso da Harrison Ford e sappiamo come è andata a finire;

John Lithgow e Michelle Pfeiffer hanno rifiutato Il Silenzio degli innocenti, venendo sostituiti da Anthony Hopkins e Jodie Foster;

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Il miglio verde, recensione

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Il prologo ci porta in una casa di cura per anziani, dove un paziente sofferente di incubi ricorrenti durante la proiezione di un film scoppia a piangere travolto da una serie di ricordi impossibili da arginare, e che ci permetteranno di ripercorrere una parte della sua vita durante la quale ebbe la fortuna e la sfortuna di assistere  ad eventi incredibili.

Il pensiero torna al 1935, Paul Edgecombe (Tom Hanks), questo il nome dell’uomo, lavora nel penitenziario di Cold Mountain ed esattamente nel braccio della morte dove i detenuti in attesa di essere giustiziati passano i loro ultimi giorni, prima di percorrere il famigerato Miglio verde, il corridoio che li porterà verso la sedia elettrica.

Nel tran tran  quotidiano del braccio con tutti i suoi piccoli e grandi problemi, che d’altronde Paul risolve sempre in maniera impeccabile, un bel giorno piomba un gigantesco uomo di colore, John Coffey (Michel Clarke Duncan), accusato di aver ucciso due sorelline, che oltre ad avere un’aria incredibilmente innocua rispetto alle sue fattezze, instilla in Paul un dubbio riguardo la sua colpevolezza.

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Le ali della libertà, recensione

shawshank_redemption_ver2 []Andy Dufresne (Tim robbins) accusato di aver ucciso sua moglie e l’amante di quest’ultima, viene condannato a due ergastoli che dovrà scontare nel penitenziario di Shawshank, qui farà la conoscenza del dispotico direttore e di un manipolo di guardie carcerarie capitanate dal capitano Hadley (Clancy Brown).

Dufresne è un semplice impiegato di banca abile con i numeri e l’approccio con il carcere sarà più violento e duro del previsto, con vessazioni e violenze fisiche che porteranno l’uomo a subire anche abusi sessuali da parte di un gruppetto di detenuti dediti allo stupro.

Dufresne comincerà col tempo ad isolarsi, collezionando minerali e passando il tempo scolpendo alcuni pezzi per una scacchiera, poi il direttore e le guardie si accorgeranno della sua abilità con i numeri e Dufresne, che nel frattempo ha conosciuto alcuni detenuti tra cui il veterano Red (Morgan Freeman), che è prossimo al rilascio dopo quasi mezzo secolo di detenzione, gli affideranno alcune pratiche burocratiche da sbrigare.

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Recensione: The Mist

Bellissimo. Se iniziassi dicendo che The Mist è la trasposizione cinematografica di un racconto di Stephen King, precisamente appartenente alla raccolta Scheletri, metterei tutti in guardia.

Il motivo è presto detto: non sono poi così tante le versioni sulla celluloide, che siano riuscite a raggiungere anche lontanamente il trasporto creato dalla lettura attenta delle pagine stampate firmate dal grande maestro dell’horror.

The Mist si rivela un’eccezione. Ci troviamo di fronte a un horror di primissimo livello, che non deluderà nè gli appassionati di King, che, come me, hanno letto il racconto, nè coloro che si recano al cinema pregando e scongiurando nella speranza di non imbattersi in qualche ridicolaggine che ultimamente è di moda definire “film horror”.

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