Revanche-Ti ucciderò, recensione

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Alex lavora in un bordello, è il factotum al soldo di un viscido protettore, e l’amante di una delle ragazze più belle e richieste del locale, ben presto la relazione tra i due diventerà importante, tanto da costringerli a fuggire insieme, pianificare un futuro, un futuro per cui servono soldi, così Alex deciderà di rapinare una banca, e rubata un’auto porterà con se la sua donna.

Per una fatalità lei resterà uccisa durante la fuga, uccisa accidentalmente da un poliziotto molto spaventato e poco avezzo alla pistola, il destino vorrà che poliziotto e rapinatore si incontrino nuovamente, Così Alex pianificherà per molto tempo la sua vendetta, la immaginerà, sino a quando giungerà il momento di metterla in atto.

Si è definito questo film un noir, noi preferiamo evitare di incasellare il film del regista Gotz Spielmann in un genere, ci sembra riduttivo, anche se forse del noir i personaggi hanno nella prima parte la struggente consapevolezza di essere in balia del destino, anche se poi il regista ben presto ci dimostra che non è proprio così, che ognuno ha sempre una scelta, la possibilità di scegliere quando sbagliare e quando fare la cosa giusta.

L’obiettivo discreto di Spiellmann riflette sul caso, destino o fato che dir si voglia, ci aiuta ad esplorare l’assordante silenzio delle emozioni, quasi suggerendoci di non pensare troppo, e di lasciare che siano i protagonisti con il loro dolente e silenzioso male di vivere a spiegarci le ragioni dei loro gesti, delle loro scelte, dei loro infiniti dubbi.

Spielmann non rinuncia neanche a qualche riconoscibile vezzo con la macchina da presa, giocando con le inquadrature fisse, lasciando che personaggi ed emozioni escano volutamente e ripetutamente fuori campo come se per alcuni momenti non ci fosse permesso guardare, come se il dolore del protagonista dovesse essere percepito, ma non visto, ascoltato, ma non spiato.

Il regista sceglie i suoni della natura, i silenzi, le pause dolenti, come unico accompagnamento sonoro sino ai titoli di coda, dove ci rendiamo conto che nessuna colonna sonora avrebbe reso meglio il percorso emotivo dei protagonisti, il loro ritrovarsi per espiare colpe di cui in realtà non sono veramente colpevoli, ma forse solo consapevoli vittime.

Superato il doveroso incipit esplicativo lentamente ci si accorge perchè il fascino quasi ipnotico di Revanche-Ti ucciderò, assolutamente inadeguato il sottotitolo italiano, abbia convinto l’Academy a candidare la pellicola agli Oscar come miglior film straniero, come per il Nastro bianco del connazionale Haneke, anche Gotz Spielmann ci propone un cinema altro, un cinema tanto potente e suggestivo quanto discreto nel mettere in scena le emozioni, emozioni che si muovono appena sopra la superficie delle immagini, cosi da essere sempre pienamente percepite, in parte metabolizzate, ma cosa più importante mai subite.