Recensione: Yes Man

Carl Allen (Jim Carrey) è un uomo triste: è divorziato da una donna, che voleva di più; in banca, anche se meriterebbe la promozione da cinque anni, viene sempre scavalcato e dice no a qualsiasi richiesta di credito; l’interesse nell’uscire con gli amici di sempre Peter (Bradley Cooper) e Lucy (Sasha Alexander) è scemato da mesi, tanto da convincersi che sia meglio un buon film, magari horror (Saw), che la loro compagnia; rispondere alle telefonate è solo una formalità o un fastidio.

La sua vita cambia quando un suo amico, che non vedeva da tempo, gli consiglia di frequentare il meeting YES MAN, tenuto dal guru Terrence Bundley (Terence Stamp): in mezzo ad una folla oceanica, Carl è costretto a fare un giuramento con se stesso ovvero rispondere sempre e comunque si.

Tutto ciò è assai strano per lui, eppure col passare del tempo, inizia a piacergli, tanto di dire si, oltre che ai suoi amici e al suo capo, anche a tutte le persone che gli chiedo un microcredito, a chi gli offre di imparare a suonare la chitarra o il coreano, a chi lo vorrebbe impegnato nel volontariato e pure ad Allison (Zooey Deschanel) una giovane ragazza artistoide, amante della pittura, delle foto in movimento e della musica, che lo fa entrare nel suo mondo, facendolo innamorare. All’amore ha detto si per obbligo o per scelta?

Yes Man è la nuova commedia brillante di Peyton Reed, che diverte e fa riflettere, grazie ad uno splendido Jim Carrey, che quando si ritrova obbligato a fare qualcosa (vedi Bugiardo e Bugiardo), riesce sempre ad arrivare all’apice della sua comicità, ancora capace di espressioni da faccia di gomma.

Il film non delude: la storia è volutamente eccessiva (il si costringe il protagonista non solo a cose particolari, ma anche a situazioni che non avrebbe mai accettato, come le avance di una vecchietta ninfomane, o il dare un passaggio ad un barbone, o a salvare un suicida), perché vuole spingere lo spettatore a vivere la vita in ogni suo istante, ma con consapevolezza; ogni personaggio ha una vita propria ben definita (bello, anche se altamente nerd il superiore di Carl, che si inventa feste in maschera a tema); la sceneggiatura è precisa, con qualche sbavatura (forse c’è troppa carne al fuoco), ma nessun buco narrativo; il ritmo non scema mai, se non volutamente e accompagna lo spettatore ad un finale, che seppur sia il più probabile e atteso è coerente con la narrazione.

Concludendo: Yes Man è una bella commedia e come tale va vista: è vero che volendo si possono trovare degli accenni politici (combattere la diffidenza nei confronti dell’altro, fidarsi del piccolo risparmiatore, non omologarsi), ma il film vuole semplicemente dare un’iniezione di fiducia a chi lo vede e ci riesce. Certo, non saremo tutti fortunati come Carl nemmeno diventando fautori del nostro destino, ma lo diceva anche il detto: Chi non risica non rosica.