Recensione: Space Chimps

Ham III e uno scimpanzé egocentrico e borioso che si esibisce come proiettile in un circo. Il suo defunto nonno Ham è stato colui che, partito da Cape Caneveral il 31 gennaio del 1961 percorse 155 miglia in meno di diciassette minuti, fu lanciato oltre l’atmosferà per collaudare la resistenza della capsula spaziale della Nasa.

Caso vuole che la sonda Infinity della Nasa finisca in un buco nero e che l’agenzia spaziale americana, che pensa di mandare delle scimmie a recuperarla, scelga proprio lui, solo perché più telegenico, per far parte del team composto dal comandante Titan e dalla tenente Luna.

Una volta partiti per la loro missione, i tre scimpanzé impareranno ad essere solidali tra loro e salveranno il pianeta di Malgor, vessato dalla dittatura di Zartog che, impossessatosi dell’infinity vuole ricreare un palazzo terrestre anche a costo di far investire dalla lava del vulcano i piccoli abitanti del pianeta.

Space Chimps è un film d’animazione della Vanguard, diretto da Kirk De Micco, che prova ad offrire un prodotto differente da quelli Pixar e Dreamworks, rendendo omaggio alla scimmietta che più di quaranta anni fa è stata usata per gli esperimenti spaziali, con il risultato di una storia ben costruita, ma fin troppo lineare e scontata.

In un film dove non esiste un vero e proprio cattivo (sulla Terra è il governo americano stesso, che trasforma il centro spaziale in un’industria non appena pensa che il piano di recupero sia fallito; sul pianeta alieno è Zartog, un personaggio abbastanza privo di spessore) tutto il peso viene addossato al trio di scimmie astronaute e alla maturazione della loro personalità (dà qui il viaggio diventa una perfetta metafora: Ham III parte scavezzacollo e torna conscio dell’importanza dei compiti affidati; Titan all’inizio è diffidente nei riguardi di colui che astronauta non è, ma alla fine è pronto a mettere in discussione gli ordini per aiutare i suoi compagni) con esiti non proprio esaltanti: molto spesso il film si trasforma in una storia didatticamente valida per bambini e poco appetibile per gli adulti.

Di contro: bello il mondo che è stato creato, con esseri un po’ differenti dal solito (anche se ho trovato insopportabile l’urletto del piccolo Kilowatt); piacevoli gli intermezzi comici che, però, duravano troppo poco; intelligente la morale del film che rivisita il detto:”Meglio un giorno da leoni che cento da pecore”, in “Meglio eroi in un pianeta, che cavie sulla Terra.

Concludendo: è evidente che Space Chimps non possa competere con i colossi di Pixar e Dreamworks, ma il problema principale e che risulta un po’ troppo piatto, come se fosse una favola per bambini di cui si conosce già tutto, dalla prima all’ultima parola. Peccato.