Ratatouille, recensione

Remy è un ratto che a differenza dei suoi simili avvezzi a rovistar e nutrirsi nella spazzatura considerandola fonte di prelibate squiisitezze, possiede un olfatto raffinato ed un gusto da vero intenditore di buona cucina, il che gli crea non pochi problemi con la sua comunità di topi con cui vive in una vecchia soffitta fuori Parigi.

Remy non solo ama la cucina, ma ha anche un’ammirazione spropositata per uno dei più famosi cuochi francese, quel Gustave Gusteau che in un libro ha declamato tutta la democrazia della buona cucina, affermando che tutti possono approcciarsi al cucinare basta seguire delle semplici regole.

Purtroppo quando Remy giunge a Parigi per incontrare il suo idolo arriva troppo tardi, Gusteau è morto e il suo ristorante dopo una recensione negativa del temibile critico gastronomico Anton Ego è sull’orlo della chiusura, ma qui il topo aspirante chef incontra Linguini, un aiuto-cuoco alquanto imbranato che grazie ai suoi consigli e a qualche escamotage creativo riporterà in auge il ristorante, ma la sua escalation sin troppo repentina attirerà qualche sospetto mettendo ben presto in pericolo il segreto del giovane cuoco.

La Pixar sforna l’ennesimo gioiello di tecnica e contenuti, Ratatouille si presenta con un look accattivante decisamente familiare e che infatti riporta alla mente Gli Incredibili, altro capolavoro Pixar dietro al quale si cela sempre il talento di Brad Bird regista e sceneggiatore di film d’animazione e premio Oscar, supportato in questo caso dal collega Jan Pikava con il quale confeziona un altro classico che divertirà i più piccini, ma incanterà letteralmente la platea dei più grandi, grazie a caratterizzazioni ricche di humour e ad una storia che miscela diversi elementi adulti incastonandoli perfettamente in uno scoppiettante copione.

Bird e Kava ci regalano anche uno dei villain più strepitosi di sempre, quel cinico e arrogante critico Anton Ego che rappresenta il delirio d’onnipotenza e la frustrazione di molta critica odierna, non solo gastronomica, capace di veicolare una distruttività di rara inconsistenza, anche se nel memorabile finale un ritorno all’infanzia ed un ritrovato gusto perduto, tanto semplice quanto capace di scatenare ricordi di un bambino dimenticato cambieranno per sempre il cuore gelido del terribile Ego.

Note di produzione: il regista Brad Bird che sta per debuttare alla regia del suo primo live-action con Mission Impossible: Ghost Protocol, con Ratatouille conquista il suo secondo Oscar per il miglior film d’animazione dopo quello del 2005 per Gli Incredibili, idem per il co-regista Jan Pikava Premio Oscar nel ’97 con il corto d’animazione Pixar Geri’s Game. Il titolo del film deriva da una specialità della cucina francese a base di verdura, mentre al botteghino Ratatouille fece davvero faville incassando worldwide qualcosa come 650 milioni di dollari.