Miracolo a Sant’Anna, recensione

In un prologo ambientato nel 1983 in un ufficio postale di New York, dove assistiamo all’omicidio perpetrato a sangue freddo da parte di un impiegato di colore su un cliente, seguiamo le indagini di un giornalista ed un detective all’indomani dell’assassinio scoprendo che l’omicida è Hector Negron (Laz Alonso), un veterano della seconda guerra mondiale e che nella sua casa celava una testa in marmo che ornava un famoso ponte di Firenze.

Con un flashback scopriamo il passato di Negron e ci ritroviamo a seguire una compagnia di soldati afroamericani durante la seconda guerra mondiale impegnati in un’incursione in territorio italiano, tra i soldati proprio Hector che insieme ai suoi commilitoni resterà isolato in piccolo paese degli Appenini, dove salverà un bambino di nome Angelo e si troverà a contatto con i civili del paesino e i partigiani nascosti nei dintorni, mentre i tedeschi stanno inesorabilmente avanzando verso di loro.

Il regista Spike Lee prosegue la sua incursione nel cinema di genere e dopo l’intrigante heist-movie Inside man, si approccia stavolta al genere bellico con tutto lo spessore che gli è proprio, ma questo non basta a far si che il regista risulti pienamente convincente nella messinscena, anche se indubbiamente riesce a catturare il fascino di molti classici del genere.

Miracolo a Sant’Anna è stato un flop di notevoli dimensioni, ma questo era prevedibile, Lee non ha il senso dello spettacolo di Spielberg ne l’esperienza sul campo di un Oliver Stone e il film non ha certo l’impatto e il cast di un Salvate il soldato Ryan, resta comunque il fatto che polemiche e inesattezze storiche a parte, Miracolo a Sant’Anna resta un film unico nel trattare la guerra vista dal punto di vista dei soldati afroamericani e che senza dubbio si tratta di una visione molto personale, di un regista che si approccia per la prima volta ad un genere dal background storico e filmico di proporzioni immani e il coraggio nel far questo è senza dubbio da lodare, nonostante si noti una certa difficoltà nell’adattare il proprio personalissimo stile al contesto e al genere.

Come accade spesso film di grandi registi che toccano tematiche difficili e soprattutto luttuosi eventi storici dividono la platea, tra bocciature senza riserve e chi invece ha esaltato la pellicola oltre il dovuto, noi ci poniamo invece nel mezzo considerando Miracolo a Sant’Anna un film comunque da visionare, ma che di certo non è, come ipotizzato da qualcuno trascinato da troppo entusiamo, il miglior film di Spike Lee.

Note di produzione: il film alla sua uscita suscitò qualche polemica da parte delle associazioni di partigiani e di alcuni sopravvissuti al tragico eccidio narrato nel film accusando il regista di non aver descritto i fatti come erano realmente avvenuti, nel cast italiano troviamo Pierfrancesco Favino e Valentina Cervi, il film costato 45 milioni di dollari ne ha incassati poco più di 9.