Men of Honor-L’onore degli uomini, recensione

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Stati Uniti anni ’50, Carl Brashear (Cuba Gooding Jr.) figlio di un bracciante ha un sogno che intende realizzare ad ogni costo,  diventare un palombaro della marina militare americana, ma il suo desiderio è fortemente osteggiato dal padre, che pensa che il figlio sia sin troppo idealista ed ingenuo per affrontare un mondo in cui il colore della pelle è un segno d’inferiorità e un ostacolo impossibile da oltrepassare.

Carl non si lascerà certo fermare dagli avvertimenti del padre, ne tantomeno dall’ambiente razzista in cui si troverà a vivere dopo essere riuscito con gran fatica a farsi ammettere ad un corso per palombari tenuto dal temibile istruttore Billy Sunday (Rober De Niro), un ufficiale della marina che farà capire senza mezzi termini al nuovo allievo che non è gradito e che la marina non avrà mai tra le sue fila un palombaro di colore.

Sunday a lungo andare resterà molto colpito dalla determinazione del ragazzo che si istruirà e allenerà duramente per avere tutte le carte in regola, non chinerà il capo neanche di fronte ad evidenti colpi bassi infertigli dai suoi superiori, non accettando mai la regola non scritta che i marinai di colore possano aspirare al massimo ad un posto nelle cucine.

Brashear affronterà una lotta senza quartiere contro le istituzioni subendo umiliazioni e rischiando la propria incolumità per dimostrare la sua validità come uomo e come marinaio, e quando un tragico incidente rischierà di immobilizzarlo per il resto della sua vita su una sedia a rotelle, cercherà l’aiuto del suo vecchio istruttore affinchè tutte le umiliazioni subite e la fatica fatta per realizzare il suo sogno non vadano perdute.

Il regista Geroge Tillman Jr., all’attivo la biopic-musicale Notorious, porta sullo schermo la storia vera del primo afroamericano ad entrare nell’unità palombari della marina militare americana in anni in cui la discriminante razziale era fortemente radicata nelle istituzioni, neanche l’amputazione delle gambe fermerà la determinazione dell’uomo nel raggiungimento del suo sogno, sogno che segnerà un punto di svolta all’interno delle istituzione militari statunitensi.

Questo tipo di operazioni hanno quasi sempre il difetto di eccedere in retorica, di enfatizzare la drammatizzazione degli eventi per creare un transfert con lo spettatore, in cerca di qualcosa di più di un semplice resoconto dei fatti, in quel caso si ricorrerebbe ad un documentario, ma non è il caso di Men of Honor-L’onore degli uomini.

Il film di Tillman scorre fluido, regala emozioni e coinvolge senza propinare troppi eccessi di retorica, grazie ad una solida messinscena e alla determinante presenza di due attori del calibro di Robert De Niro, il suo burbero istruttore  non lascia mai spazio al buonismo di maniera e di un ritrovato Cuba Gooding Jr. che dopo la sbornia da Oscar per Jerry Maguire e una serie di ruoli evanescenti vedi il pessimo Chill Factor-Pericolo imminente sembrava ormaai destinato ad una carriera di contorno.