Draquila-L’Italia che trema, recensione

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Esce finalmente nelle sale Draquila-L’Italia che trema di e con Sabina Guzzanti, documentario sulle malefatte del governo, scusate del regime Berlusconi e della vituperata Protezione Civile in Abruzzo, pronto a dipingere e denunciare vampiresche figure parastatali e tutta l’inadeguatezza di interventi pre e post-terremoto, naturalmente sempre con l’obiettività e l’ironia che ha sempre contraddistinto le opere dell’attrice politicamente sin troppo impegnata.

Cominciamo col dire che non si può certo chiudere gli occhi su inefficienza e palesi limitazioni dimostrate dal governo nell’intervento in Abruzzo, che il documentario della Guzzanti nonostante impegnato più che altro a dimostrare la propria tesi anti-berlusconiana e anti-governativa mette non senza qualche difficoltà in luce, rimanendo però qualitativamente al di sotto di ottimi servizi realizzati da trasmissioni come Annozero o Report, che presi in singolo risultano di gran lunga piu ficcanti, soddisfacenti ed incisivi dell’intera pellicola della Guzzanti.

Qui ci troviamo ancora una volta alle prese con un’operazione indubbiamente importante dal punto di vista contenutistico, ma palesemente inadeguata dal punto di vista della realizzazione tecnica, altro esempio di questa approssimazione estetica è il mediocre Videocracy, diventato in men che non si dica caso e capolavoro.

Quindi cercando di evitare un’entusiastica recensione sinistrorsa da manifestazione sessantottina, e naturalmente relativa stroncatura da fanzine di centrodestra, diciamo che nel bene e nel male, nonostante le palesi limitazioni succitate, il documentario di Sabina Guzzanti è una voce che va ascoltata, filtrata senza alcun dubbio, chissà quanti ne saranno realmente capaci, insomma una pellicola necessaria che si fa veicolo di dissenso e denuncia.

Detto ciò evitiamo paragoni improbi, frasi come la Guzzanti è il Michael Moore italiano le lasciamo ai fan, chi si approccerà al documentario dell’attrice romana è pienamente consapevole che troverà una visione dei fatti palesemente schierata, che nonostante non risparmi la propria parte politica resta una visione parziale della realtà, figlia di un’istintiva manipolazione delle immagini e delle interviste raccolte per portare avanti una tesi che esula dall’argomento trattato, una scelta questa che anche se fa parte del gioco, alla fine può rivelarsi un’arma a doppio taglio ed una limitazione che potrebbe allontanare parte del pubblico da un prodotto, che, anche se come già sottolineato tecnicamente inadeguato, contiene una realtà che va esplorata, dicussa e assolutamente condivisa.