Colpo di fulmine-Il mago della truffa, recensione

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Steven Russell (Jim Carrey) è un poliziotto e padre di famiglia texano, che trascorre una vita mediamente tranquilla, tranne per il fatto che un bel giorno si mette in testa  di rintracciare la sua madre biologica con la conseguenza che il suo io più nascosto e sino ad allora represso, viene fuori prepotentemente stravolgendo la sua vita. Steven si scopre gay, lascia la moglie ed inizia una nuova vita con un nuovo compagno dandosi alla pazza gioia e più che altro allo shopping selvaggio, organizzando una serie di truffe e nascondendo naturalmente la cosa al suo partner.

Ben presto bugie e illeciti verranno alla luce e Steven arrestato finirà in un penitenziario, dove l’uomo sembra comprendere subito i meccanismi e le regole che vigono tra i detenuti, conquistandiosi una piccola fetta di conoscenze ed agganci che gli permettono di tirare a campare. Un bel giorno però nella sua vita piomba Phillip Morris (Ewan McGregor) un detenuto per cui Steven perderà la testa, riuscendo a farlo trasferire nella sua cella, e con cui vivrà un’appassionata storia d’amore, fino a quando Phillip uscirà di prigione e Steven per amore da mago della truffa si trasformerà in mago dell’evasione.

Colpo di fulmine-Il mago della truffa è tratto da una storia vera raccontata dal giornalista americano Steve McVicker nel libro  I Love You Phillip Morris: A True Story of Life, Love, and Prison Breaks. Il film girato a quattro mani da Glenn Ficarra e John Requa, il secondo  autore dello script di Babbo Bastardo, con Jim Carrey e Ewan McGregor nei panni di due gay folli d’amore, ha fatto discutere per tutta una serie di polemiche riguardo il solito titolo travisato, trailer ambigui e addirittura da una posizione in locandina che avrebbe messo in secondo piano l’attore Ewan McGregor rispetto al collega Jim Carrey.

Tralasciando gli elementi titolo, trailer e locandina, visto che per quanto discutibili sono scelte che affliggono la nostra distribuzione da decenni, concentriamoci invece sul problema più rilevante e cioè che il film sarebbe stato pesantemente censurato e rimaneggiato prima della distribuzione nelle sale.

A dare un’occhiata al film bisogna ammettere che la storia d’amore tra i due protagonisti è decisamente ultra-light, ma a parte questo l’equilibrio ottenuto dalla coppia di registi e dai due protagonisti rendono il film davvero godibile, fermo restando che l’eventuale intervento censorio abbia tolto sicuramente qualche punto in realismo a tutta l’operazione.

Lo script si barcamena abilmente tra comedy, romance e drama con reminscenze dal fortunato Prova a prendermi di Spielberg, il titolo italiano puntava sicuramente in questa direzione, restando saldamente ancorato ad un realismo di fondo, i toni surreali di alcune sequenze hanno sempre una controparte che  aggiunge un tocco amaro al sorriso, in questo Carrey è davvero bravo a gestire la sua straripante vis comica, anche se ogni tanto il suo Ace Ventura fa involontariamente capolino, ma il bello di Carrey sono proprio queste infinite sfumature di follia.

Il risultato finale visto su schermo è davvero gradevole, nonostante la ridda di voci che girano intorno alla pellicola, quindi giudizio positivo per la leggerezza e l’ironia nella messinscena, nonchè l’indubbio spessore di una pellicola che ambisce, non sempre riuscendovi, a regalare qualcosa di più che qualche risata.