Bella, recensione

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New York City, in un ristorante messicano la giovane Nina (Tammy Blanchard) in attesa di un bambino arriva al lavoro per l’ennesima volta in ritardo, il padrone del ristorante sordo a qualsiasi giustificazione la licenzia, così Nina senza un lavoro e incinta, comincerà a pensare seriamente di interrompere la gravidanza.

Uscita dal ristorante visibilmente turbata, verrà raggiunta da Josè (Eduardo Verastegui) capo-cuoco che si accerterà che la ragazza stia bene, la gentilezza di Josè e il bisogno di confidarsi con qualcuno, faranno si che Nina gli confessi la sua idea di abortire, cosi Josè decide di starle vicino durante questo momento difficile, e per mostragli tutta la sua solidarietà gli racconterà un terribile episodio accaduto anni prima, in cui lui accidentalmente causò la morte di una bambina.

La famiglia  di Josè accoglierà la ragazza offrendole tutto il supporto di cui avrà bisogno, ma rimarrà a Nina l’ultima decisione, quella più difficile, ma Josè non l’abbandonerà qualsiasi sia la strada da lei scelta. Così lentamente la ragazza troverà la consapevolezza e la sicurezza per decidere, scoprendo che il destino in realtà ha già scelto per lei.

23 giorni di riprese in quel di New York e moltissimi premi e riconoscimenti, tra questi il premio del pubblico al Toronto Film Festival, per questo delizioso film  che dimostra come si possa affrontare un tema delicato e insidioso come l’aborto, in una delicata veste che prende il romance e ne amplia significato e intenti, in un’incantevole digressione che racconta di destino, amore e rispetto per la vita.

Il regista Alejandro Gomez Monteverde ha l’intelligenza di plasmare il genere sfruttandone ad hoc clichè e stereotipi senza per questo abusarne, utilizzando al meglio due fascinosi ed efficaci protagonisti e una storia dai concetti universali, che miscela molte emozioni e situazioni in cui lo spettatore riuscirà a ritrovarsi, lasciando che sia lo script ad accompagnarlo ad un finale che ha l’intelligenza di instillare dubbi, senza per questo arrogarsi di proporre certezze o semplici e moralistiche soluzioni.

Bella è un perfetto esempio di come coniugare contenuti ed intrattenimento nel senso più intrigante e coinvolgente del termine, il resto lo metterà lo spettatore a cui si chiede solo ed esclusivamente di lasciarsi raccontare una delicata e godibile storia d’amore.