Bambini pagati poco in The Millionaire, attrici meno pagate degli attori in Europa

In periodo di crisi economica globale pensare al cinema come ambito in difficoltà appare strano: il patinato mondo dello spettacolo, invece, non è sempre così splendidamente ricco come ci si immagina. Oggi vi racconto due storie abbastanza significative, che riguardano le attrici europee e i bambini ingaggiati per il plurinominato agli Oscar The Millionaire.

Iniziamo dallo studio della Federazione Attori: ebbene, lo studio rivela che le donne nel cinema europeo hanno carriere più brevi e guadagni più bassi degli uomini, tanto che è più alta la percentuale di donne nella fascia di reddito più basso rispetto a quella maschile.

Massimo Ghini commenta il dato così:

Quando in un contesto evoluto e complesso come quello europeo, dove si è svolta la ricerca, i ruoli femminili scompaiono per le donne oltre i 40 anni, diventa auspicabile una riflessione che coinvolga autori, produttori e registi.

L’attrice norvegese Liv Ullmann (fonte cinecittanews) denuncia:

Mentre per gil artisti di sesso maschile invecchiare rappresenta un grosso vantaggio, le artiste sono costernate nel constatare come la quantità e la qualità dei ruoli diminuisca col crescere dell’età. Inoltre le donne, quando lavorano, guadagnano meno degli uomini.

A proposito di denuncia: secondo il Daily Telegraph, i bambini protagonisti di The Millionaire sono stati pagati una miseria, tanto che vivono ancora in povertà a Mumbai.

I genitori di Rubina e Azharuddin hanno accusato i produttori del film di aver sfruttato i loro figli pagandoli rispettivamente 500 e 1700 sterline per un anno di lavoro. Simili accuse sono state respinte dal regista Danny Boyle che ha detto di aver istituito un fondo per i due bambini e di aver provveduto alla loro istruzione.

Il cinema non è quel fantastico mondo che spesso ci illudiamo che sia: purtroppo molte persone hanno paura di perdere il lavoro (vedi lo sciopero degli attori in America) e solo la minoranza riesce ad avere ingaggi stellari. A pensarci non sembra vero.