Aquaend, cortometraggio

Oggi per lo spazio cortometraggi torniamo ad occuparci di Luigi Bonizzato e della sua Assorted Visions di cui avevamo giù recensito l’intrigante Resta sveglio, che anche stavolta con Aquaend propone il tema ricorrente della fantascienza rivisitata attrverso atmosfere oniriche, con dialoghi limitati all’indispensabile e una cura per la messinscena davvero sorprendente.

In Aquaend siamo nel 2070, il pianeta Terra è sull’orlo del collasso e seguiamo le vicissitudini di un viaggiatore spaziale selezionato per una ricognizione su un pianeta simile alla Terra, in cui il genere umano potrà forse salvarsi dall’estinzione.

Bonizzato come di consueto predilige un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà in questo caso amplificata dall’utillizzo di un montaggio ed effetti visivi particolarmente ricercati, allestendo un omaggio a Stanley Kubrick che si palesa lungo tutto il dipanarsi della trama, con l’utilizzo di musica e colori dominanti, nonchè una chiara citazione del regista e del suo capolavoro 2001 odissea nello spazio in una sequenza a gravità zero.

Come in Resta sveglio il massiccio uso di input sensoriali che rendono l’atmosfera straniante, lasciano sempre il dubbio che quello a cui si stia assistendo sia un elaborato parto immaginifico di una mente particolarmente vivace o in uno stato di alterazione, anche se in questo caso l’incipit testuale da allo spettatore, anche se per pochi istanti, una location spazio-temporale di riferimento.

Aquaend senza calcolare il lato tecnico davvero notevole, mette in mostra una capacità immaginifica superiore alla media che per chi si approccia ad un genere come la fantascienza è elemento indispensabile per allestire su schermo microcosmi tanto alieni quanto credibili.