Another Earth, recensione in anteprima

Rhoda Williams (Brit Marling) è una brillante studentessa di 17 anni che ha recentemente appreso di essere stata ammessa al prestigioso MIT. Purtroppo una nottata trascorsa a festeggiare e a bere la vedrà mettersi ubriaca alla guida della sua automobile ed investire un’altra vettura con a bordo una famiglia. Le vittime saranno tre, un bambino di pochi anni, la moglie del conducente e il bimbo che la donna portava in grembo, L’unico a sopravvivere oltre a Rhoda sarà John Burroughs (William Mapother) il conducente dell’altra vettura che passerà diverso tempo in coma. Nel frattempo Rhoda condannata finirà in carcere per diversi anni e una volta fuori il senso di colpa la divorerà straniandola da tutto ciò che aveva lasciato prima di entrare in carcere, famiglia compresa.

Nel frattempo un evento incredibile sta segnando il percorso della civiltà umana, un altro pianeta molto simile alla Terra è comparso nei cieli e ben presto si scoprirà che non si tratta solo di un pianeta simile alla Terra, ma bensi di una sua copia perfetta che sembra aver svelato l’esistenza di un vero e proprio mondo parallelo.

Rhoda vedrà in questo pianeta gemello una sorta di seconda possibilità e parteciperà ad un concorso per vincere un posto sul primo shuttle che approderà su quella che è stata battezzata Terra 2, così mentre il mondo intero fantastica, s’interroga ed ha timore di cosa si celi realmente dietro questo evento epocale, Rhoda deciderà di incontrare l’uomo a cui ha involontariamente distrutto la vita, con lo scopo di chiedere perdono e trovare così un po’ di pace.

Dopo un passaggio al Sundance Film Festival 2011 e ad oltre un anno dall’uscita arriva finalmente nelle nostre sale Another Earth, singolare e fascinosa incursione nella fantascienza del regista Mike Cahill, che torna a collaborare con la talentuosa Brit Marling dopo Boxers and Ballerinas del 2004.

Il film di Cahill non sfrutta la fantascienza come mero escamotage narrativo per parlare d’altro, ma riesce, cosa piuttosto rara a miscelare un dramma che parla di senso di colpa ed elaborazione del lutto, con un un vero e proprio racconto a sfondo fantascientifico, che se per certi versi riporta alla mente il Melancholia di Gus Van Sant, per altri mostra reminiscenze di una serie di pellicole fantascientifiche dal forte taglio intimista, capaci di profondere inquietudini ed interrogativi come il Solaris di Tarkovskij piuttosto che il recente Moon di Duncan Jones.

Grazie alle perfomance di altissimo profilo dei due protagonisti, con una Brit Marling in stato di grazia, Cahill ci pone di fronte all’essere umano e alla paure celate in esso, ponendo il quesito di come si potrebbe reagire di fronte alla possibilità di incontrare un altro se stesso e soprattutto se ci piacerebbe davvero ciò che ci troveremmo di fronte.

Si aprono così scenari suggestivi capaci di sobillare l’immaginario con tematiche di natura universale che vanno oltre la semplice fruizione filmica, narrate con un ritmo quasi ipnotico che scandisce i tempi di un  dramma fortemente partecipato che se pare dipanarsi come nel più classico dei copioni, in realtà cela in se una natura speculare come il dolore che affligge i due protagonisti e l’immagine riflessa del pianeta gemello che si staglia nel cielo come un’incombente coscienza collettiva.

Nelle sale a partire dal 18 maggio 2012

Note di produzione: Il film ha vinto il premio Alfred P. Sloan al Sundance Film Festival 2011; la protagonista Brit Marling ha vinto il premio come miglior attrice al Sitges – Festival internazionale del cinema della Catalogna; l’attore William Mapother per partecipare al film, il cui budget non ha superato i 200.000$, ha accettato un compenso di 100$ al giorno; in principio i realizzatori avevano intenzione di mostrare le inevitabili conseguenze sulla gravità del pianeta causate dall’approssimarsi all’orbita della Terra del planetoide gemello, ma queste sequenze sono state tagliate in fase di montaggio e incluse negli extra della versione home-video.