Anno uno, recensione

la-locandina-italiana-di-anno-uno-136705 []Tarda preistoria, una coppia di cacciatori e raccoglitori, il ribelle e fracassone Zed (Jack Black), sfigato con le donne e negato per la caccia, e il suo amico Oh (Michael Cera), timido e impacciato da far paura, si ritrovano dopo l’ennesima figuraccia di Zed con annesso due di picche rifilatogli dalla bellona di turno, a sfidare l’ira divina e le autorità del villaggio pasteggiando con il frutto proibito.

Grosso errore perchè l’insano gesto scatenterà l’ira dello stregone del villaggio, che allontanerà la coppia di blasfemi trasgressori costringendoli ad intraprendere un lungo viaggio che li porterà coraggiosamente a superare i confini della loro terra, e a fare una serie di incontri che li catapulteranno nel bel mezzo di una spassosa avventura sempre in bilico tra sacro e profano.

Anno uno sulla carta aveva davvero tutte le potenzialità per farci finalmente archiviare inguardabili polpettoni demenzial-pecorecci come i vari Epic e Disaster movie, purtroppo però il film dell’ex-Ghostbusters Harold Ramis (ricordate il suo Egon Spengler?), qui in veste di regista e sceneggiatore, pur rimanendo una spanna sopra alle ciofeche succitate, lascia l’amaro in bocca e si rivela un’operazione poco felice, che spreca oltremodo il talento di Michael Cera e la vis comica di Jack Black  in uno script che dopo un inizio scoppiettante si perde inesorabilmente lungo la strada.

Anche in questo caso non mancano i classici cameo della Apatow-family, le citazioni e alcune gag davvero esilaranti, ma il tutto risulta troppo dilatato, l’ambientazione cavernicola volutamente posticcia, tra gli anacronismi dei Flinstones e un look alla Quando le donne avevano la coda, dopo una prima parte che intriga, col passare dei minuti diventa giocoforza un pò trita..

Insomma può capitare, è fisiologico che dopo una serie di successi si incappi in un mezzo passo falso, questo non vuol dire che il film sia pessimo o non valga il prezzo del biglietto, ma solo che dall’unione di così tanti talenti supervisionati da Judd Apatow ci si sarebbe aspettato qualcosa di più.