Anche i giochi poco conosciuti sono finiti al cinema

Se parliamo di giochi da tavolo parliamo anche di backgammon e se parliamo di backgammon parliamo anche di storia, la stessa che funge da chiave di lettura per una montagna di produzioni cinematografiche e opere d’arte. Gli archeologi hanno ritrovato tavolette d’argilla con incisioni di pedine e punteggi ancor prima di trovare i testi della nostra antica Grecia, quasi a voler dire che il “gioco organizzato” sia nato prima delle rappresentazioni visive del teatro.

giochi poco conosciuti
giochi poco conosciuti

In effetti a differenza di quanto accade con tanti altri esempi di giochi, ci sono meno titoli che utilizzano il backgammon come metafora per parlare di qualcosa nel mondo del cinema. Siamo pieni di film ambientati in un gran bel casinò ma decisamente poveri di film invece che parlano di questo gioco; durante il corso degli ultimi anni, però, qualcosa è venuto fuori e il tabellone da gioco è stato usato in qualche maniera per parlare di tensioni psicologiche, resistenze e drammi.

Il backgammon come sfondo a un weekend i mistero

C’è un racconto che è andato piuttosto forte post duemila chiamato Bloody Baudelaire a cura di R.B Russel; questo è stato adattato da Francisco Orvañanos in un interessante thriller chiamato Backgammon, dove pochi personaggi si ritrovano a soopravvivere all’interno di una remota villa a situazioni decisamente poco piacevoli. Lucian ed Elizabeth vengono invitati da Andrew, che presto li lascia soli insieme a sua sorella Miranda, all’interno della villa dove vive; tutto ottimo se non fosse che all’interno dell’abitazione vi si aggira anche un rancoroso Gerald, che si nasconde nell’ombra tramando chissà cosa.

Backgammon fa della sua cifra stilistica i sottintesi e le inquadrature ravvicinate sul tavolo da gioco, utilizzato in diverse scene per accompagnare alcuni dei momenti del film. Orvañanos decide proprio di utilizzare il tabellone per parlare di movimenti misurati e di relazioni interpersonali, tra alleanze fragili e tradimenti pericolanti senza però essere mai così diretto nelle sue esplosioni. Backgammon in questo riesce a essere sorprendente: un film che suggerisce l’accaduto più che mostrarlo, lasciando che sia lo spettatore a rappresentare con la sua immaginazione il pericolo che aleggia all’interno dei corridoi bui della villa. Una buonissima prima prova di lungometraggio, per un regista di cui plausibilmente sentiremo parlare ancora durante il corso dei prossimi mesi e anni!

Resistere e sperare attraverso il gioco

Nel 2008 Stephan Komandarev, regista bulgaro di fama, uscì con “Il mondo è grande e la salvezza si nasconde dietro l’angolo”: un film ambientato nella Bulgaria comunista degli anni settanta seguendo le orme di Aleksandar Georgiev, orfano e amnesico uomo che riscopre le sue radici grazie al nonno Baj Dan, considerato da tutti come il “re del backgammon” anche grazie alla sua capacità di fabbricare set da gioco di grande qualità. Parte del film è ambientato proprio nel bar frequentato dal nonno, dove il gioco diventa un segno di solidarietà e dove i giocatori si possono coltivare un momento di libertà divertendosi con gli altri.

Il film parla in maniera anche approfondita del gioco, tanto che si consiglia ai meno avvezzi di andarsi a studiare un po’ le Backgammon regole su un sito come betfair per poter capire tutto quanto. Di partita in viaggio, Komandarev da l’occasione ai suoi personaggi di ripercorrere alcuni scorci poco conosciuti della Bulgaria trasformando il viaggio in un viaggio a ritroso nella memoria, parlando di storia, speranza e coraggio. Con ottimi riscontri, ci viene da pensare.