Wasabi, recensione

Wasabi []L’ispettore Huber (Jean Reno)  è un poliziotto decisamente alternativo, alternativo sia nel carettere riottoso e scostante, che sul lavoro con i suoi metodi tanto efficaci quanto discutibili, su tutti la rilettura della famosa tecnica d’interrogatorio poliziotto buono/poliziotto cattivo, a cui Hubert preferisce la più efficace e sbrigativa poliziotto molto cattivo/poliziotto molto violento.

I suoi metodi lo porteranno a scontrarsi per l’ennesima volta con il suo superiore, che lo spedirà in vacanza forzata per due mesi, lo scopo del suo capo è che Huber si faccia una vita privata, che si trovi una donna, ma mentre lui medita su quanto potesse aver ragione il suo capo, una lettera gli comunica la morte di una sua ex-fiamma, un’agente dei servizi segreti giapponesi, che lo ha nominato nel suo testamento.

Hubert parte così alla volta del Giappone, qui scoprirà con sua grande sorpresa che uno dei lasciti della sua ex è Yumi (Ryoko Hirosue). un’irrequieta ragazzina giapponese che sembra uscita da un manga e che si rivelerà sua figlia, ma non solo, con l’aiuto di un suo ex-collega dei servizi segreti Huber dovrà vedersela anche con un’orda di letali Yakuza che cercheranno di fargli la pelle e di rapire Yumi.

Insomma ogni qual volta si legge il nome di Luc Besson, che sia in veste di produttore o meglio di regista, la cosa non può che far piacere, in questo caso il regista francese più americano di sempre, torna a lavorare con il simpatico Jean Reno e lascia le redini dell’operazione nelle mani del regista Gerard Krawczyc, regista delle ultime tre puntate dell’action comedy Taxxi, regalandogli un soggetto suo e firmando da produttore un divertente action decisamente autoironico.

la coppia Besson/Reno ci aveva già regalato insieme un cult come Leon, e adesso ci fornisce molti spunti comici, tanta violenza esagerata e fumettosa e un protagonista che è la summa delle nevrosi da eroe action americano con l’aggiunta dello humour tipico degli antieroi made in France.

Wasabi, come la piccantissima salsa giapponese da cui prende il titolo, rappresenta una bella sferzata di umorismo, energia e azione, che nonostante un plot più che prevedibile, e grazie alla firma tutta francese, risulta una pellicola visivamente molto intrigante.