Vita Smeralda, recensione

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Luana (Francesca Cavallin), Elena (Benedetta Valenzano) e Silvia (Eleonora Pedron) decidono che è il momento di toccare con mano le patinate pagine delle  loro riviste di gossip preferite, così in occasione delle vacanze estive mollano i loro fidanzati al campeggio e si lanciano all’assalto di VIP e party esclusivi.

La Costa Smeralda e Porto Cervo sono la cornice ideale per materializzare i propri sogni e i propri divi, così le tre entusiaste amiche daranno il via a una serie di avventure che le porteranno su yacht da sogno e a contatto con un mondo patinato fatto di soldi, fascino e tonnellate di glamour.

Alla fine però il terzetto si renderà conto della futilità e della superficialità di uno stile di vita che se ammirato dall’esterno incanta e coinvolge, ma se vissuto sino in fondo, mostra tutta la sua pochezza e mancanza di sostanza che ne mina in gran parte fascino e autenticità.

Vita Smeralda vede un Jerry Calà in veste di regista raccontarci con fare compiaciuto la fauna vipparola che assedia spiagge esclusive, party da sogno, calendari e paginoni centrali di frivoli magazine d’assalto.

Tutto il peggio della tv ci viene sciorinato in un frullato stantio che sa di pacchiana cartolina estiva testimonianza di vacanze mai fatte e palesa la possibilità a chiunque si consideri un VIP di cimentarsi in imbarazzanti performance attoriali.

Rimane un mistero il perchè si continuino a spacciare per lungometraggi da grande schermo dei prodotti televisivi, quando è palese che questi ultimi sono destinati ad un pubblico amante dei reality, riviste scandalistiche e di conseguenza dell’odierna concezione di format televisivo.

Vita smeralda è come altri prodotti analoghi, uno su tutti Panarea, una vetrina promozionale per tronisti e starlette da copertina, quindi lasciamo che sia la tv  che li ha partoriti a prendersene cura, perchè il cinema è altrove.