The Commander, recensione

Sam Keenan (Jean-Claude Van Damme) è un ufficiale della marina americana ed un Navy Seal decorato a cui viene dato l’incarico di addetto alla sicurezza in un’ambasciata staunitense in Moldavia, nazione dell’Europa dell’est. Keenan giunto sul posto avrà da subito il suo bel da fare visto che la Moldavia si trova nel mezzo di una guerra civile e conosciuto il locale Ambasciatore George Noland (Colin Stinton) si ritroverà in men che non si dica nominato suo vice.

La frattura nel paese è causata da alcuni ribelli comunisti guidati da Anton Tavarov (Velibor Topic) che vogliono ristabilire il vecchio regime scalzando con la forza dalla presidenza del paese Yuri Amirev (Serban Celea), fresco di elezioni democratiche e appoggiato dagli Stati Uniti , riportando al governo lo spietato ex-dittatore Alexei Kirilov (Costel Lupea).

Il palazzo presidenziale è assediato dagli insorti e quando le guardie cominceranno a sparare sulla folla senza attendere l’ordine di Amirev, la situazione precipiterà e toccherà a Keenan raggiungere il presidente Moldavo, proteggerlo dagli insorti e attraversare la città per ricondurlo sano e salvo entro i confini dell’ambasciata americana.

Jean-Claude Van Damme come il collega Steven Seagal gira negli economici paesi dell’est, cimentandosi in un action a sfondo bellico senza grosse pretese, che comunque rispetto al filone cui si ispira, ad un budget dignitoso e ad un regista come Simon Fellows che conosce il mestiere, suo il 7 seconds con Wesley Snipes, porta a casa un risultato dignitoso sempre calcolando che si sta parlando di un direct-to-video, anche se bisogna dire che la coppia Fellows/Van Damme farà molto meglio nel succcessivo Until death.

The commander aka Second in command si rivela un buon action dalla regia solida e con un protagonista che dimostra di aver ancora qualcosa da dare al genere.

Note di produzione: il film è stato girato in Romania nella città di Bucarest con un budget di 12 milioni dollari.