La caduta-Gli ultimi giorni di Hitler, recensione

la-locandina-de-la-caduta-12423 []20 aprile 1945, Adolf Hitler (Bruno Ganz)  compie cinquant’anni, compleanno che coniciderà con l’inizio della fine per il dittatore tedesco, la Germania nazista e tutto il terzo Reich. Periodo di massima follia e sfrenata ambizione per il Fuhrer che porterà la Germania sull’orlo del collasso e l’esercito tedesco verso un’inevitabile disfatta.

I suoi collaboratori, il suo braccio destro e i migliori strateghi della Germania cercheranno di dare preziosi consigli ad un uomo ormai sull’orlo del baratro, divorato della sua stessa ambizione, pronto a morire per una causa deforme e deformata dalla pazzia, che lo porterà a pianificare  missioni suicide e a subire sabotaggi dai propri seguaci.

Mentre le truppe sovietiche ormai assediano Berlino, Hitler con la moglie Eva Braun si rifugerà in un bunker dove trascorrerà le sue ultime ore a pianificare il suo suicidio, pronto ad un inevitabile e tragico epilogo.

La caduta-gli ultimi giorni di Hitler è un ottimo dramma biografico sentito e partecipato, dove al racconto storico si preferisce la caratterizzazione dei personaggi e un ritratto dell’Hitler più umano e meno simbolo, che non ha mancato comunque di suscitare qualche polemica.

La scelta del regista Oliver Hirschbiegel di umanizzare i demoni del nazismo invece funziona, tutti assurgono all’umanità che gli compete mostrando debolezze e follia, tradimenti e insicurezze, l’Hitler di Bruno Ganz non invita alla comprensione, ma alla consapevolezza della nefasta influenza del potere assoluto in mano ad un solo uomo e alla reale pericolosità dei cosiddetti falsi profeti.

La caduta-gli ultimi giorni di Hitler è un solido e coinvolgente dramma storico da vedere e da apprezzare proprio per la sua schiettezza oltre che per l’approfondimento e l’accuratezza nel caratterizzare i personaggi.