Hard Ground-La vendetta di McKay, recensione

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Lo spietato fuorilegge Billy Buchlin (David Figlioli) riesce ad evadere durante il suo trasferimento  alla prigione du Yuma, una volta fuggito Buchlin ha intenzione di recuperare in fretta il tempo perduto nelle prigioni federali e pensa di reclutare un manipolo di tagliagole per spassarsela un pò lungo il confine messicano , ma per farlo gli servono contanti.

Comincia così il piano per raccimolare un bel malloppo nel più breve tempo possibile, tra i bersagli del fuorilegge una diligenza che trasporta le paghe di alcuni militari, ma nel frattempo per non farsi mancare niente Buchlin rapisce una donna con l’intento di venderla come prostituta.

Buchlin va fermato ad ogni costo, e così l’ormai anziano sceriffo Hutchinson (Bruce dern) concorda con il governatore il rilascio di suo cognato John Chill McKay, che lui stesso arrestò e fece condannare a vent’anni di prigione. McKay ha la possibiltà di guadagnarsi la grazia, ma dovrà collaborare con Hutchinson e riacciuffare Bill Buchlin, naturalmente vivo o morto.

Hard ground-La vendetta di McKay è una produzione western concepita per il piccolo schermo che ha dalla sua un bel cast che vanta due solidi veterani come Burt Reynolsd e Bruce Dern. Reynolds ha avuto la sua prima esperienza cinematografica con il genere decisamente traumatica, dopo la fortunata e longeva serie tv Gunsmoke (2o stagioni!).

Il suo film d’esordio sul grande schermo fu lo spaghetti-western di Bruno Corbucci Navajo Joe del 1966 e che l’attore, testuali parole, considera la peggior esperienza della sua vita. andrà meglio con il successivo Sam Whiskey (1969) in cui il mix comedy/western funzionerà decisamente meglio.

Per Dern invece cappello, stivali e speroni per molte stagioni televisive, infatti le serie tv western in cui l’attore ha recitato come Il Virginiano (1962-1971) e Ai confini dell’Arizona (1967-1971) rimangono le più amate di sempre dal pubblico americano.

Hard Ground-la vendetta di McKay è un altro buon esempio di tv-movie che non sfigurerebbe in una sala cinematografica, certo non privo di imperfezioni, ma sempre ligio al dovere quando si tratta di affidarsi al genere e ad utilizzarne adeguatamente tutti i doverosi clichè del caso.