Tatanka, recensione

Michele (Clemente Russo) è una adolescente della provincia di Caserta promessa del pugilato, dotato di poca tecnica, ma tanto cuore, rabbia e muscoli, caratteristiche che gli fanno guadagnare il soprannome di Tatanka/bisonte e la stima di un allenatore che spera di portare il giovane talento alle Olimpiadi.

Purtroppo Michele finisce per seguire il suo migliore amico Rosario (Carmine Recano) in una scorribanda notturna ai danni di un magazzino che gli costerà ben otto anni di prigione, anni in cui Michele si allenerà duramente sfruttando il lungo periodo di detenzione per prepararsi a realizzare il suo sogno di diventare un pugile professionista.

Uscito dal carcere Michele però si scontrerà con l’ostilità di una società che l’ha ormai marchiato e ritroverà il suo vecchio allenatore che ha ormai abbandonato l’attività e la palestra che gestiva, così sarà costretto a chiedere l’aiuto dell’amico Rosario che nel frattempo si è fatto strada tra le fila della malavita organizzata e per Michele di colpo tutte le porte si spalancheranno, arriveranno gli incontri, il successo e le vittorie fino a che non gli verrà presentato il conto, rappresentato da un incontro truccato che Michele dovrà perdere e che naturalmente Michele non perderà, scelta che lo costringerà ad una lunga latitanza lontano dall’Italia.

Il regista Giuseppe Gagliardi a cinque anni da La vera leggenda di Tony Vilar, lungometraggio d’esordio con il quale transitò nel 2006 al Festival del cinema di Roma e al Tribeca Film Festival di New York, per la sua seconda prova su grande schermo decide di cimentarsi con l’adattamento di Tatanka scatenato, un racconto di Roberto Saviano acclamato autore di Gomorra.

Gagliardi riesce a confezionare un film che miscela denuncia sociale e sport con indubbia efficacia grazie anche ad un protagonista particolarmente genuino, il pugile Clemente Russo al suo primo ruolo in assoluto e ad una particolare attenzione al realismo della messinscena, che come accaduto  in Gomorra anche in questo caso paga rendendo pellicola e protagonista oltremodo credibili.

Tatanka segna un ulteriore passo in avanti per un regista che dimostra di saper narrare storie di spessore con un occhio sempre rivolto allo spettatore, tralasciando fortunatamente l’idea che cinema d’autore e di denuncia esulino da un minimo sindacale di spettacolarizzazione, il che permette di godere di una immersiva messinscena e dello spessore necessario a trattare tematiche così importanti.

Note di produzione: il protagonista Clemente Russo appartenente al Gruppo Sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato all’indomani delle riprese ha subito una sospensione di sei mesi, dovuta per alcuni giornalisti a scene del film che avrebbero messo in cattiva luce la Polizia di Stato, mentre per questi ultimi si tratterebbe solo di una sanzione displinare per la mancanza dei permessi necessari a Russo per lavorare nel film di Gagliardi. Il racconto Tatanka infuriato fa parte della raccolta di Saviano La bellezza e l’inferno, il film è stato prodotto con il contributo del Ministero dei Beni Culturali.