Film tratti da videogame, il meglio e il peggio

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Compilare classifiche non è mai semplice, ma visto che abbiamo da poco esplorato il mondo dei cinefumetti con le sue luci ed ombre, ci sembrava opportuno dare un’occhiatina anche al mondo dei videogame, che al contrario di quello dei fumetti che vive di vita propria, ha sempre avuto un occhio di riguardo per il grande schermo avvicinandosi sempre più ad una rappresentazione ideale di quest’ultimo con immersivi filmati di intermezzo, trame e cut squisitamente cinematografici.

Se nei primi anni la limitata tecnologia permetteva ai programmatori di ispirarsi più a cartoon e fumetti per divertire i fan dell’intrattenimento elettronico, PopeyePac- Man e Donkey Kong tanto per citarne alcuni, permettevano ai giocatori di gratificarsi evitando trabocchetti e superando indenni decine di quadri in un crescendo di difficoltà e frenesia, in seguito con l’avvento dei computer casalinghi arrivano le prime avventure videoludiche di  un certo spessore, prima solo testuali e in seguito colossi come la LucasArts creano dei veri classici come Monkey Island o Maniac Mansion aggiungendo vagonate di humour e grafica fumettosa, e dando alla storia e ai personaggi l’ideale connotazione di romanzo/fumetto interattivo creando gli amatissimi adventure punta e clicca.

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Silent Hill, cronaca di un incubo

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Oggi per The Horror Zone vi parliamo di un videogame che per atmosfere e creature disturbanti si è guadagnato un posto nella storia dei survival horror figliando molti sequel e spin-off, una serie a fumetti ed il canonico lungometraggio cinematografico, ormai tappa fissa per ogni successo videoludico che si rispetti.

Il videogioco Silent Hill è un concept Konami datato 1999 nato per l’ormai lanciatissima consolle Playstation, sfoggiando un’efficace visuale in terza persona e trasportando il giocatore in un immersivo mondo parallello popolato da inquietanti esseri deformi, una nebbia perenne e puntando su un comparto sonoro da antologia capace di suggestionare il giocatore con una vera e propria atmosfera ansiogena mai eguagliata.

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Dead Space: tra horror, videogame e cinema interattivo

Con l’avvento del Blu-ray e delle consolle next-generation supportate dalla tecnologia ad alta definizione eccoci pronti per entrare definitivamente in quello che può essere definito cinema interattivo. Stiamo parlando dei videogames di ultima generazione che in un continuo scambio di concept, contenuti e personaggi si sta ibridando regalando al cinema un nuovo filone da sfruttare, permettendo a se stesso di assorbire atmosfere, e suggestioni di classici horror e sci-fi trasportando lo spettatore in un universo interattivo che ne aumenta esponenzialmente l’esperienza sensoriale,

Dead Space arriva come il prototipo dei nuovi videogames, e non stiamo parlando solo di un’evidente evoluzione estetica ma bensì di un coinvolgimento ed una interattività che erano cominciate con videogames come Resident Evil e Silent Hill e stanno raggiungendo nuove frontiere nel campo dell’entertainment videoludico.

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Cinema & Videogames: cosa ci riserva il futuro?

Il mondo dei videogiochi è l’ultima frontiera battuta dal cinema di Hollywood, dopo il saccheggio del cartaceo mondo dei fumetti è ora di cannibalizzare il mondo dei videogames, cosa alquanto facilitata dalla fattura prettamente cinematografica di personaggi e trame dei titoli più giocati del momento. Gli esordi sono alquanto problematici e ricchi di scult, come il confusionario Street Fighter con Van Damme ed il pessimo Super Mario Bros con Bob Hoskins nei panni del baffuto idraulico salterino.

Il meglio ed il peggio:

Resident evil-la trilogia: ottima trasposizione con una volitiva e sexy Milla Jovovich, consigliato.

Doom: un pò scontato, ma godibile con un carismatico The rock.

Silent hill: una buona trasposizione, a tratti veramente inquietante come il videogame omonimo.

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Patrick Tatopoulos: un artista del fantastico

Patrick tatopoulos è uno scenografo ed un esperto make-up artist, un artista che ha sempre collaborato a creare il giusto look ad una lunga serie di film fantastici ed horror e  contribuendo a popolarli di strane ed inquietanti creature partorite dalla sua immensa creatività, il suo lavoro è visibile in almeno l’ottanta per cento dei grandi blockbuster fantastici degli ultimi quindici anni.

My life:

Patrick Tatopoulos ha vissuto e studiato a parigi fino all’età di 17 anni, frequentando prestigiose scuole e forgiando il suo stile attraverso lo studio di pittura, scultura e design. Appena maggiorenne si traferisce a Roma dove rimarrà per tre anni lavorando come illustratore freelance, per poi spostarsi in Grecia ed infine negli Stati Uniti dove dal 1989 comincia a collaborare nel settore cinematografico. Dal 2001 è stata istituita a suo nome, per meriti nel campo cinematografico una borsa di studio che lo stesso regista offre a studenti particolarmente creativi e brillanti che sappiano mettersi in luce.

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Film e videogiochi: un tentativo di top five

Parlando di trasposizioni dalla ram alla celluloide, si rischia sempre di perdere di vista l’obiettivo. Il concetto è molto semplice: per quanto ci si trovi in entrambi i casi di fronte a uno schermo, si tratta comunque di due forme di intrattenimento molto diverse, sia come tipologia intrinseca, sia, di conseguenza, come grado di partecipazione.

Per questo lo sforzo di chi traspone a mio avviso è massimo, in quanto non si tratta semplicemente di cogliere elementi essenziali da un contesto, e spostarli linearmente in un altro. In questo caso il più delle volte infatti è impossibile; si tratta invece di riuscire a comprendere i tratti caratteristici e di costruire da zero qualcosa di nuovo che riesca in qualche modo ad aggiungere qualcosa.

Questo è un aspetto della questione. L’altro riguarda la scarsità di materiale che abbiamo a disposizione per la valutazione: troppo poco, considerato che fare una classifica richiede almeno un certo numero di elementi tra cui scegliere.

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Max Payne debutta negli Stati Uniti

E’ finalmente giunto il momento: negli USA sta per uscire Max Payne. Questa frase, nelle riviste di videogiochi, adesso suonerebbe obsoleta. Stiamo infatti parlando della trasposizione cinematografica del celebre videogioco che vede come protagonista un personaggio a cui è stato strappato il senso dell’esistenza, e che per questo motivo si è tramutato in un freddo e micidiale terminatore.

Un pò come The Punisher, per capirsi, ma senza tutina blu, anzi, in deambulazione costante in un mondo che è un incubo oscuro e monocromatico. A giudicare dal trailer, ormai diffuso da tempo nei nostri cinema, il film sembra rispettare in modo dignitoso le atmosfere del videogioco, a partire dalla caduta ossessiva di una neve sbagliata che ricorda la cinerea pioggia di morte di Silent Hill.

La trama vede la coppia composta dall’agente della DEA Max Payne (Mark Wahlberg), la cui famiglia è stata massacrata in seguito a una cospirazione, e dall’assassina Mona Sax (Mila Kunis), quest’ultima alla ricerca di informazioni sulla morte della sorella. I due saranno impegnati nella risoluzione di una serie di omicidi che si sono verificati a New York; nel far questo si troveranno alle costole i sicari della mafia, la polizia e altri occasionali guasta feste.

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Recensione: Silent Hill


Da fan del videogioco, sono un banco di prova difficile, per quanto ovviamente questo possa interessare a attori e regista. Il gioco, per chi lo ha apprezzato, è un’esperienza che lascia il segno. E’ riuscito infatti a scrivere una fetta consistente della storia dei survival horror.

Nel 2006 Silent Hill è diventato un film, diretto da Christophe Gans. La storia non è la trasposizione diretta e fedele di uno degli episodi della serie videoludica, ma cerca, a mio avviso con successo, di portare sul grande schermo l’atmosfera crepuscolare delle sessioni di gioco.

Il film presenta molti elementi tratti dal gioco oltre l’atmosfera, in particolare i mostri, tratti principalmente da Silent Hill 2, la colonna sonora, composta da molti brani tratti dai vari episodi, e l’ambientazione tetra e a tratti surreale.

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