La vita è bella, recensione

Guido Orefice (Roberto Benigni) è un ragazzo ebreo che lavora come cameriere ad Arezzo grazie all’opportunità offertagli dallo zio proprietario di un Grand Hotel, l’arrivo di Guido in città insieme all’amico Ferruccio (Sergio Bustric) coinciderà con un incontro quasi magico con la bella maestra Dora (Nicoletta Braschi) che Guido innamoratosi follemente designerà come sua Principessa.

Purtroppo siamo negli anni precedenti all’applicazione delle leggi razziali da parte del governo italiano e Guido finisce per scontrarsi proprio con un dei fautori locali del movimento fascista, un certo Rodolfo (Amerigo Fontani) arrogante fidanzato ufficiale della sua Principessa, ma ben presto proprio durante la festa di fidanzamento di Dora e Rodolfo, Guido termina il suo serrato corteggiamento con una fuga d’amore che di li a qualche anno lo vedrà felicemente sposato con Dora e padre del piccolo Giosuè (Giorgio Cantarini).

Le incombenti leggi razziali però faranno presto le loro prime vittime con l’alleanza dell’Italia con il dittatore nazista Adolf Hitler e i rastrellamenti sul territorio italiano della popolazione ebrea con conseguente deportazione in campi di prigionia. Sarà proprio l’arresto di Guido e la sua deportazione a costringere Dora, seppur non ebrea a scegliere di seguire il marito da cui però verrà separata una volta giunti a destinazione.

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Frasi da cinema, La vita è Bella

LaVitaBella

Come spiegare ad  un bambino un cartello su cui è incisa a chiare lettere l’infamia di una discriminazione, che si rivelerà solo il principio di una delle pagine più oscure e folli della storia dell’umanità?

Guido (Roberto Benigni) alla richiesta del figlio Giosuè di spiegazioni sul perchè cani ed ebrei non possano entrare in alcuni dei negozi di una via che stanno percorrendo, preferisce proteggere e preservare l’innocenza del ragazzino, non turbandolo e dandogli una spiegazione che lui possa in qualche modo metabolizzare.

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La Pantera Rosa, recensione

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La principessa Dala (Claudia Cardinael)  riceve dal padre lo Scià di Lugash uno dei gioielli piu grandi e preziosi del mondo, La Pantera Rosa, chiamata così a causa di una particolarissima imperfezione che ricorda una piccola pantera color rosa che si può intravedere scrutando all’interno del gioiello.

Anni dopo la principessa in esilio dal suo paese in tumulto, è in vacanza nella splendida Cortina d’Ampezzo, qui Sir Charles Litton (David Niven) facoltoso gentleman nonchè ladro internazionale di gioielli è sulle tracce della Pantera rosa, come tra l’altro suo nipote George (Robert Wagner) anche lui con un ingegnoso piano per rubare senza conseguenze il famigerato prezioso.

Sulle tracce di Sir Lytton il goffo e pasticcione Ispettore Closeau (Peter Sellers), che arriva nell’esclusiva meta turistica per catturare il famigerato ladro internazionale creando notevole scompiglio, inconsapevole che la sua bella moglie Simone (Capucine) oltre ad essere l’amante di Lytton ne è anche complice.

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Totò, Peppino e… la malafemmina, recensione

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Antonio Caponi (Totò) e suo fratello Peppino (Peppino De Filippo) sono due contadinotti di poca cultura e dal carattere opposto, il primo è spendaccione, truffaldino e donnaiolo, il secondo avarissimo e alquanto ingenuo, entrambi mantengono il nipote Gianni (Teddy Reno), studente di medicina, ma quest’ultimo invaghitosi di una ballerina lascia Napoli per seguirla nella tentacolare Milano.

La bellerina in questione, la bellissima Marisa (Dorian Gray), al contrario di quello che si potrebbe pensare è molto innamorata di Gianni e non gli permetterebbe mai di abbandonare gli studi, di altro avviso sono gli agguerritissimi fratelli Caponi che giunti a Milano hanno intenzione di convincere a suon di soldoni la bella Marisa a farsi da parte.

Così assisteremo al viaggio in terra straniera della coppia di fratelli, che sbarcati a Milano si infileranno in una sequela di spassosi equivoci che li porteranno a conoscenza della vera natura dell’amore che lega il nipote alla sensuale ballerina.

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Totò il comico più popolare per gli italiani, Jessica Rabbit la più sexy dell’animazione

Totò è il comico italiano più popolare di sempre, mentre Jessica Rabbit è la figura femminile più sexy dell’animazione: questi sono i risultati di due sondaggi, il primo fatto dal sito italiano Qui News, il secondo dall’azienda inglese Cadbury Dairy Milk. Diamo uno sguardo un po’ più approfondito.

Su 1000 intervistati equamente divisi per fascia d’età, sesso e collocazione geografica, l’indagine di Quinews sul comico italiano più amato di sempre vede trionfare, con il 50,5% delle preferenze, il principe della risata Antonio De Curtis, che precede Alberto Sordi, secondo con il 21,5% e Massimo Troisi, terzo con il 10%. Il restante 18% si distribuisce tra Roberto Benigni (5%), Aldo Fabrizi (4%), Nino Manfredi e Peppino De Filippo (3%), Walter Chiari, Carlo Verdone e Franco Franchi (1%).

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Recensione: La tigre e la neve

Attilio (Roberto Benigni) poeta ed insegnante, è un uomo pieno di vita e dall’aria sognante e svagata, ogni notte sogna di sposare vittoria (Nicoletta Braschi), il suo desiderio diventa un’ossessione che lo porterà a perseguitare la povera donna che stremata dalle poetiche e insistenti attenzioni dello spasimante decide di capitolare ed accettarne  la corte.

Ma il destino è pronto a metterci lo zampino e Vittoria parte per per l’Iraq al seguito del poeta Fuad (Jean Reno) di cui è incaricata di scrivere la biografia. L’Iraq è in pieno conflitto, siamo alla vigilia dell’invasione angloamericana della capitale irachena, ma durante un bombardamento Vittoria rimane ferita ed entra in coma.

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I De Laurentiis, una dinasty tra passato e futuro

Se il cinema come spettacolo supera i 110 anni, la dinastia De Laurentiis viaggia ormai verso i 70, a partire dalle prime apparizioni sullo schermo dell’allievo-attore del Centro Sperimentale di Cinematografia, Agostino, classe 1919, divenuto in seguito il producer Dino, che gli americani hanno battezzato con il nome di “the Legend“.

Di poco posteriore, nell’immediato secondo dopoguerra, la discesa in campo del fratello maggiore Luigi (1917-1992), validissima spalla da subito e poi realizzatore in proprio; e l’organico familiare è completato ben presto dal fratello minore, Alfredo (1924-1981), apprezzato organizzatore generale.

Finché spunta Aurelio, figlio di Luigi; e mentre a Hollywood opera da tempo come attiva produttrice Raffaella, figlia di Dino, a Roma è già al lavoro un Luigi nipote, figlio di Aurelio, che nei voti del clan continuerà la tradizione.

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Annecy Cinema Italiano

Dal 30 Settembre all’8 Ottobre non prendete impegni: dobbiamo infatti recarci ad Annecy, all’Annecy Cinema Italiano, il festival di cinema di casa nostra che si tiene annualmente ad Annecy.

Non ci sono scuse per non parteciparvi, per molte ragioni. Per prima cosa, verrà proiettato il meglio della produzione italiana contemporanea. I film sono suddivisi in varie sezioni, che si sono sviluppate e affinate a partire dalla prima edizione, nel relativamente recente 1983.

Siamo adesso alla ventiseiesima edizione, e di cose da vedere ce ne sono parecchie; si inizia con un bel ripasso di quello che abbiamo già visto l’anno scorso; un pò per chi non l’ha visto per niente, un pò per non pedere la continuità tra un’edizione e l’altra.

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