Ieri si è tenuta a Roma la conferenza stampa di Silvio Forever. Presenti all’incontro c’erano i registi Roberto Faenza e Filippo Macelloni, gli sceneggiatori Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo e l’attore Neri Marcorè.
Dopo il salto potete leggere cosa hanno raccontato del film e come hanno risposto alle domande dei giornalisti i diretti interessati. Il film uscirà venerdì al cinema.
Non avete paura che questo film aumenti il fascino di Berlusconi?
Roberto Faenza: Questo è un film che ognuno prenderà per come lo vuole prendere. Noi abbiamo fatto un’operazione interessante: Berlusconi nel bene o nel male è una star. Quindi la sua storia andava raccontata, anzi mi stupisce che non l’abbiano fatto prima, probabilmente andava fatta molto tempo fa. Io credo che Berlusconi rappresenti una parte del paese e quindi lo rispetto in questo senso.
Gian Antonio Stella: Questa domanda conferma quello che è stato il nostro obiettivo: stare alla larga da ogni progetto che fosse ostile o nemico a priori.
Qual è il motivo di un’autobiografia personale, dove non c’è nulla di politico?
Sergio Rizzo: Abbiamo voluto innanzitutto raccontare un personaggio, di una persona che è al centro della vita italiana dal ’93 e che è una delle persone più famose al mondo, che su tutti i giornali e le televisioni del mondo. La politica è sicuramente centrale nella vita di Berlusconi, ma non è l’unico aspetto. Noi abbiamo anche voluto dare un punto di vista sul perché da 16 anni in Italia c’è un dibattito su una persona che, più di chiunque altro, è riuscito a toccare determinate corde di questo paese. Abbiamo realizzato una fotografia, una fotografia scattata dallo stesso protagonista.
Che tipo di pubblico vi aspettate che vada in sala a vedere il film?
Filippo Macelloni: Speriamo che in sala vada più gente possibile! Non ci siamo posti la domanda se era giusto fare un film per i pro-berlusconiani o per gli anti-berlusconiani. A noi interessava mantenere un punto di vista distaccato da qualsiasi presa di posizione politica. Abbiamo cercato di fare qualcosa che non era mai stato fatto prima, ovvero raccontare la sua storia attraverso le sue stesse parole.
Gian Antonio Stella: Nel film, c’è ovviamente una vena ironica. Se l’avessimo fatto un personaggio altrettanto straripante ma di sinistra lo avremmo fatto uguale. Noi non ci siamo neanche posti il problema di fare un film su misura per un pubblico anti-berlusconiano, noi abbiamo fatto un film mettendoci dentro l’ironia che ci sembrava opportuna, senza voler realizzare un trattato sociologico o politologico.
Alla fine di questa ricostruzione che avete fatto, che idea vi siete fatti di Berlusconi?
Neri Marcorè: Ho la stessa idea che avevo nel ’94 e della quale mi sono convinto anno dopo anno. Personalmente non è una scoperta questo film, ma è comunque curioso vedere le immagini di questo film e rivivere le stesse sensazioni che ci hanno accompagnato in questi 17 anni. Mi sono concentrato molto sulle figure che gli sono accanto e che lo acclamano: mi è sembrato di percepire nei loro volti un filo di imbarazzo per non poter prendere le distanze da espressioni che sono tipicamente sue. In questo film, non ho un vero ruolo se non quello di recitare le dichiarazioni vere di Berlusconi delle quali non esiste un supporto audio o video.
Quanto è presente la folla, il popolo italiano, in questo film?
Roberto Faenza: Nel film ci sono parecchie immagini di folle, il popolo è presente nelle immagini delle piazze, piazze che adorano il suo leader, e di questo non si può non tenerne conto, non si può cancellare una parte del paese che adora Berlusconi. Questo è tipico del “vetero-comunismo” che considera queste persone ipnotizzate o come comparse pagate e portate con i camion. Quella è gente che crede veramente in Berlusconi, crede che il suo messaggio sia il loro messaggio. Credo che sia molto più intelligente un film di questo tipo che invece di attaccare Berlusconi, lo rappresenta, lo rappresenta proprio nella parte del paese che lo adora.
Il film pone l’accento sul rapporto di Berlusconi con Bossi, ma non su quello con Fini. Come mai questa scelta?
Filippo Macelloni: Il rapporto di Fini con Berlusconi non è minimamente paragonabile a quello con Bossi. Il rapporto con quest’ultimo, infatti, è stato molto più personale e decisamente più fondamentale nella vita di Berlusconi. Il rapporto con Fini è stato quasi esclusivamente a livello politico, e non essendo questo un film sul Berlusconi politico, abbiamo ritagliato per Fini un ruolo molto più limitato rispetto a Bossi.