Recensione: Star Wars: The Clone Wars

George Lucas conferma ancora una volta il suo totale rifiuto di una linearità nella realizzazione dei sequel della mitica saga di Star Wars, e ci regala uno spaccato di una vicenda cruciale nel contesto della guerra tra la Repubblica Galattica, sostenuta e difesa dai prodi Cavalieri Jedi, e i Separatisti, sostenuti dal loro terribile esercito di droidi.

Obi-Wan Kenobi, ormai un maturo Maestro Jedi, e Anakin Skywalker, suo brillante e impulsivo allievo, sono impegnati nel recupero del figlio di Jabba the Hutt, rapito dalla sicaria del malvagio conte Dooku. Ad Anakin tocca inoltre vestire, suo malgrado, le vesti di maestro, di fronte alla giovane Ahsoka Tano.

Essa viene infatti assegnata come apprendista Padawan a Anakin, maestro insofferente che riuscirà comunque a trovare un’ottima armonia con la giovane e impulsiva allieva, in un contesto di reciproca moderazione.

La saga di Star Wars non ha certo bisogno di presentazioni. Due blocchi da tre episodi ciascuno, più tutto quello che ne è conseguito. Un terreno fertile per un prodotto nuovo, che si inserisce in una trama di sicuro e collaudato successo.

Stavolta si cambia forma, e i personaggi in carne ed ossa vengono messi da parte, per lasciare spazio a un lungometraggio di animazione prodotto dalla Lucasfilm Animation, che senza dubbio rinnova il franchise di Star Wars, grazie all’introduzione di una serie televisiva animata di ventidue episodi già realizzati e altrettanti in produzione.

A livello cronologico, questo The Clone Wars si colloca tra il II e il III episodio, e riprende il tema de “le guerra dei Cloni” accennata nell’episodio IV. Si tratta delle vicende su cui Luke Skywalker interrogava Obi Wan Kenobi, curioso di sapere come dalla Repubblica si fosse passati all’Impero.

La computer grafica ci ripropone personaggia noi cari, da Yoda al duo Obi Wan/Anakin, da Padme ai nostri affezionatissimi droidi. Niente di realmente nuovo o sconvolgente; si tratta di un rispolvero generale e di una tonnellata di pixel in grado di farci rivivere antiche emozioni.

Non assistiamo a stravolgimenti, nè a modifiche alla struttura di base: vediamo l’Imperatore, la cui inarrestabile ascesa i nostri eroi cercano con tutte le forze di contrastare. Troviamo ancora il tema del “passaggio di consegne” al prossimo Jedi, troviamo la nascita di un nuovo prode guerriero e il passaggio a un livello successivo di maturità di un altro.

Tecnicamente non eccelso, The Clone Wars è dedicato fondamentalmente ai fan e ai giovanissimi. Questi ultimi si divertiranno a vedere spari e spade laser in versione cartoonesca e abbastanza innocente da non spaventare, e tremeranno di fronte a un Jabba molto, molto arrabbiato.

I primi non fanno testo. Io sono un fan, e mi sono commosso a vedere vibrare quelle lame luminose ancora una volta nell’aria. Tuttavia ripeto, noi super-fan non facciamo testo. Un’analisi fredda e schietta ci porta a fare serenamente delle considerazioni di carattere generale su The Clone Wars.

Si tratta di un prodotto che aggiunge poco o niente all’intera saga, un piacevole diversivo per alcuni, che si rispecchia in modo marcato in un’impresa di merchandising abbastanza spudorata; non che questo sia necessariamente un male, l’impressione è tuttavia che ormai chi si appresta a progettare qualcosa basato su Star Wars sia ormai talmente sicuro del successo al botteghino, da non fare più alcuno sforzo reale per dare un valore aggiunto.

Cosa difficile, questa, da realizzare, soprattutto perchè la saga è stata veramente sviscerata a trecentosessanta gradi. Tuttavia questo non significa che non si possa fare di più. Un pò come quando scrittori come Stephen King, che io ammio moltissimo, cominciano a dover produrre quel tot di romanzi all’anno.

Che senso ha pretendere questo dalla proria vena artistica? Questo non toglie tuttavia il fatto che io mi sia divertito tantissimo stasera, ma, ripeto, io non faccio testo.