Recensione: Behind Enemy Lines-dietro le linee nemiche

Due piloti americani vengono inviati dall’ammiraglio Reigart (Gene Hackman)  il giorno di Natale a monitorare una zona di volo situata sul territorio jugoslavo, siamo in piena guerra serbo-bosniaca l’ordine è di portare a termine la ricognizione, fotografare eventuali movimenti sospetti e mantenere in ogni caso un profilo basso.

Il caccia pilotato dal tenente Burnett (Owen Wilson), una testa calda un pò ostica a rispettare gli ordini, sconfina per fotografare quelle che sembrano delle fosse comuni, venendo così abbattuto in pieno territorio nemico.

Una volta espulsi dall’abitacolo dell’aereo i due piloti si trovano separati e il compagno di Burnett raggiunto da una pattuglia nemica viene giustiziato. Contattato il comando, Burnett scoprirà di essere andato ben oltre la linea di confine nemica e dovrà cavarsela da solo, per raggiungere il punto di recupero situato a parecchi chilometri dal punto d’impatto del suo caccia.

Così Burnett, solo e senza mezzi di sostentamento dovrà attraversare il territorio nemico supportato via radio, quando possibile, dall’ammiraglio Reigart che ne seguirà il percorso tramite un satellite in orbita sulla zona. I nemici braccheranno senza tregua il pilota cercando di eliminarlo in tutti i modi per evitare che torni alla base con le prove del genocidio in atto.

Ispirato a fatti realmente accaduti, Behind Enemy Lines risulta una pellicola d’azione efficace, che vede nel protagonista Owen Wilson il suo punto di forza. Naturalmente Gene Hackman con il suo ammiraglio un pò paterno rafforza tutto il contorno fatto di inseguimenti, imboscate, nemici implacabili ed una zona di guerra devastata e desolante.

Behind Enemy Lines non è propriamente un film bellico, usa l’ambientazione ed alcuni clichè del war-movie per spingere sull’azione, tralasciando qualsiasi caratterizzazione di contorno, per puntare tutto sulla coppia di protagonisti e su una caccia all’uomo dal montaggio serrato e dalle scene iperdinamiche.

Si può perdonare la totale mancanza di spessore dell’intera vicenda e della guerra che fa da cornice agli eventi, perchè in fondo il film non aspira ad alcun impegno, la denuncia del genocidio rimane appena accennata, il nemico è brutto sporco e cattivo come da manuale. Il regista John Moore utilizza tutta la tecnica possibile e virtuosismi da videoclip per rendere il tutto il più dinamico e intrigante possibile, sfornado così un dignitoso e coinvolgente film d’azione.