Quijote, recensione in anteprima

Dal 23 marzo Quijote, l’opera prima di Mimmo Paladino, arriva finalmente nelle sale italiane grazie a Distribuzione indipendente: l’artista/regista mette in scena una perforazione multipla di arti, in cui ogni espressione creativa si fonde con tutto quello che è già stato creato e tale fusione rende allo spettatore un oggetto nuovo, un documento filmico, un audiovisivo d’arte che colpisce ogni parte sensoriale; una pellicola come Quijote può anche non piacere a molti, ma è un’opera suadente e platonica, a tratti onirica, intoccabile e suscettibile alla grande arte del passato che si reincarna nel nuovo.

Partendo dall’opera di Cervantes, il ruolo del protagonista di Don Chisciotte è stato affidato a Peppe Servillo, mentre Lucio Dalla ha interpretato in modo molto unico e mangereccio il personaggio di Sancho Panza.

La pellicola risale al 2006, in occasione del quarto centenario della pubblicazione de El Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes y Saavedra, quando fu selezionata dall’allora direttore artistico del festival di Venezia Marco Muller per la sezione Orizzonti.

Letteratura, pittura, scultura, poesia, installazioni d’arte e architettura, per toccare quasi alcune scene in cui si poteva assaporare un accenno di architettura dei paesaggi… Insomma, questa è un’opera in cui la narrazione è penalizzata o quantomeno anomala; di sicuro non è un titolo per niente commerciale.

Note di Produzione: Quijote ha partecipato a diverse manifestazioni cinematografiche, partendo dalla 63° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2006, passando per le manifestazioni collaterali Venezia a Mosca e Venezia a Rio De Janeiro, toccando Los Angeled con Cinema Italian Style e New York con 41° Parallelo, per poi tornare in Europa tra 2006 e 2007 per il Sevilla Festival de Cine Europeo, il 22° Festival Internacional del Mar del Plata e il Lisbon Village Festival, fino al 2009 con il Cairo International Film Festival.