Milano-Palermo: il ritorno, recensione

la-locandina-di-milano-palermo-il-ritorno-49191Il ragioniere della mafia Turi Arcangelo Leofonte (Giancarlo Giannini) è ormai un collaboratore di giustizia, la sua testimonianza ha permesso di sradicare il clan degli Scalia, ma il figlio del boss ormai morto ha intenzione di vendicare il padre, uccidere Leofonte e recuperare i soldi che il ragioniere ha ben nascosto in alcuni conti segreti.

Alla vigilia del viaggio che lo porterà in un luogo segreto dove grazie ad una nuova identità Leofonte potrà passare il resto della vita, l’uomo affida al nipotino Stefano, affetto da una forma di autismo, l’unica password che permette l’accesso ai conti, ma Stefano viene rapito e portato in Sicilia.

Una parte della scorta che all’epoca condusse Leofonte da Palermo a Milano davanti ai giudici, il vicequestore aggiunto Nino Di Venanzio (Raoul Bova) e Remo Matteotti (Ricky Memphis), si riforma, al gruppo si aggiunge qualche faccia nuova e tutti si dirigono a Palermo dove Leofonte verrà scambiato con il suo nipotino, ma le cose al loro arrivo non andranno come previsto.

Quando uscì Palermo- Milano solo andata, il regista Claudio Fragasso dimostrò che il cinema di genere, e in particolar modo l’action, nonostante una palese impronta televisiva, poteva ancora essere funzionale e coinvolgente sul grande schermo e cosa ancor più importante parlare italiano.

L’operazione però invece che dare il via ad una serie di progetti per il cinema, fu invece ispiratrice di una lunga serie di fiction televisive di ottimo livello e di grande successo, successo che non fece altro che confermare ai produttori la dimensione televisiva del genere.

Fragasso ci riprova e stavolta l’impatto del film è sicuramente meno notevole, dopo le innumerevoli fiction passate in tv e dopo il primo capitolo, questo secondo arranca stancamente senza regalarci troppe emozioni, stavolta è la televisione a presentare il conto e in questo secondo capitolo l’aria da tv-movie aleggia su tutta la pellicola.

Milano-Palermo: il ritorno non fa altro che ricalcare le proprie orme, senza cercare di distaccarsi dal predecessore e senza rinvigorire personaggi e location, quindi il film diverte come farebbe una buona fiction televisiva, ma è lontano anni luce dalla forza evocativa che il grande schermo richiede e pretende.