L’urlo dell’odio: recensione

edge_ver21Il miliardario Charles Morse (Anthony Hopkins) accompagna la bella moglie e modella Mickey (Elle MacPherson) per un servizio fotografico nella bellissima e selvaggia Alaska, con loro il fotografo e amico della coppia Robert Green (Alec Baldwin).

Morse, che è un appassionato di sopravvivenza e colleziona oggetti e manuali che insegnano ad affrontare la natura e a sopravvivere in circostanze difficoltose, decide di fare un sopralluogo con un biplano e coinvolge nell’escursione anche Green.

Il biplano a causa di in un guasto precipiterà in una zona impervia e abitata da animali selvaggi, e Morse e Green si ritroveranno soli a lottare per la vita contro una natura ostile e letale, che in più di un’occasione li metterà a confronto, così molti altarini nel momento di massima difficoltà verranno inevitabilmente alla luce.

Il regista Lee Tamahori, suo il bellissimo e intenso Once Were Warriors, ci mostra la natura selvaggia non solo in veste di suggestiva location e cornice, ma come vero e proprio personaggio recitante nonchè potente evocatrice di atavici istinti.

una coppia di protagonisti in forma, un Hopkins come al solito impeccabile e forse il miglior Baldwin di sempre, che segue senza perder troppi colpi la scia dell’esperto co-protagonista.

Il cinema di Tamahori è potente, evocativo e questo sarà l’ultima occasione di vederlo nella sua veste più vera e realistica prima di venir definitivamente fagocitato da Hollywood e visivamente addomesticato, basti ricordare scivoloni come Nella morsa del ragno, sequel de Il collezionista con Morgan Freeman, o l’anonimo Next con un Nicolas Cage veggente braccato dall’FBI.

L’urlo dell’odio miscela il dramma della sopravvivenza ad alcune situazioni tipiche del thriller, è a livello recitativo un vero e proprio menage a trois, dove la natura collabora laboriosamente a creare la giusta dose di tensione e inadeguatezza che affligono la coppia di protagonisti e di riflesso lo spettatore, che scopre quanto la bellezza possa essere letale, e di come madre natura sia zelante nel liberarsi di fastidiosi e inadeguati corpi estranei.