Con Tolo Tolo di Checco Zalone il trollaggio diventa cinema

Tolo Tolo di Checco Zalone non è Cado dalle NubiSole a Catinelle e nemmeno Che bella Giornata: a questo giro l’attore pugliese dimostra una consapevolezza in più. Sì, resta sempre sul pezzo e su questo è rimasto a partire da Che bella giornata, ma ora Luca Medici ha capito che l’arte del dissacrare che lo ha sempre distinto doveva fare uno step successivo.

Parlare di migranti, fascismo e terrorismo con il linguaggio della parodia non è cosa scontata: per fare questo Checco Zalone ha sfruttato il teatro più verace dei paesi dilaniati dalle milizie, dei ricchi che bevono cocktail serviti da autoctoni occidentalizzati e il terrore di chi sogna una vita migliore che per conquistarla deve passare attraverso l’inferno.

Scherzare sui lager libici e sulla massa di carne in movimento dall’Africa non è semplice, e Tolo Tolo di Checco Zalone riesce anche in questo: mentre le milizie minacciano i passeggeri dell’autobus Checco cerca un bagno dopo aver bevuto dell’acqua infetta, e la paura cede il posto alla risata.

C’è di più: Tolo Tolo di Checco Zalone ci insegna che il fascismo è un virus come la candida, un brutto male che infetta le persone e fa dire loro cose che fino a pochi minuti prima non dicevano: aggredisce il cervello, il pensiero e la cura è molto difficile da trovare, specialmente se qualcosa che è scomparsa 75 anni fa non riesce ancora ad estinguersi dall’animo umano.

Il film arriva proprio quando la violenza verbale, l’odio e il germe folle del razzismo sono diventati parte integrante del mondo dei social, talmente presenti da rendere necessari incontri nelle scuole, task force e interventi dagli stessi sviluppatori delle piattaforme.

C’è anche una certa politica che si è resa responsabile, specialmente da quando è sbarcata sui social, di un certo linguaggio che ha risvegliato legioni di persone frustrate che proprio da certe cariche dello Stato si sono sentite in diritto di manifestare la propria violenza e il proprio odio su tutte le piattaforme. Tolo Tolo di Checco Zalone prende l’italiano medio, lo ridicolizza e ci fa capire che ne siamo circondati, anche quando entriamo in una cabina elettorale.