Dal principe di Bel Air ad Hancock: semplicemente Will Smith – Parte seconda

Seconda ed ultima puntata dedicata al principe di Bel Air, Will Smith. Regolarmente inserito nella lista del Fortune Magazine tra gli americani più ricchi al di sotto dei 40 anni, li compierà il prossimo 25 settembre, ama gli scacchi, il bingo e i video-game

La fama, il successo e i cattivi consiglieri, lo portano a compiere delle pessime scelte che si tramuteranno presto in alcuni fallimenti. Siamo nel 1999 quando respinge al mittente la proposta di interpretare il ruolo di Neo in Matrix, per girare il flop Wild Wild West, per la regia di Barry Sonnenfeld. Tale film gli è valso il Razzie Award come membro della peggior coppia cinematografica con Kewin Kline. Un ulteriore insuccesso lo avrà con La leggenda di Bagger Vance di Robert Redford; intanto Matrix ha un successo spropositato ed entra a pieno titolo nella storia del cinema.

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Dal principe di Bel Air ad Hancock: semplicemente Will Smith-Parte prima

In concomitanza con l’uscita nelle sale italiane di Hancock, recensito sul nostro Blog, vogliamo soffermarci sulla vita privata ed artistica dell’attore più pagato al mondo. Da oggi e per due puntate, cercheremo di capire chi è veramente Will Smith e comprendere i motivi del successo; nel 2007 la prestigiosa rivista americana Newsweek lo incorona come l’attore più potente del mondo.

Willard Christofer Smith Jr. in seguito conosciuto come Will Smith è prima di tutto un rapper statunitense. Cresciuto nella middle class di West Philadelphia con il soprannome di Prince, per il modo in cui si tirava fuori dai guai, grazie al suo carisma, e al suo modo elegante di parlare, inizia la sua carriera nel mondo dello spettacolo alla giovane età di 12 anni.

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Pupi Avati: quarant’anni dedicati al cinema

Debutta oggi nelle sale italiane Il papà di Giovanna, capolavoro cinematografico scritto e diretto da Pupi Avati, in concorso alla 65ma Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, vincitore del premio Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile di Silvio Orlando.

Giuseppe Avati, in arte Pupi, fratello maggiore di Antonio Avati, sceneggiatore e produttore, è oggi considerato uno dei più importanti registi italiani, conosciuto e ammirato in tutto il mondo.La sua prima fatica dietro la macchina da presa risale al 1969 con Balsamus – L’uomo di Satana, horror di serie b, stile splatter, costato pochissimo e distribuito esclusivamente nei cinema locali.

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Darren Aronofsky: il Teorema del Buon Cinema

Che grande regista è Darren Aronofsky. Nasce a Brooklyn il 12 febbraio 1969, e ci ha già regalato notevoli esempi di una regia matura, nonostante le giovane età. L’originalità e la cura che caratterizzano le sue opere sono ormai fortunatamente appannaggio anche del grande pubblico.

Darren è sempre stato un artista e un appassionato d’arte; tutta la sua vita è stata infatti caratterizzata da una grande passione per tutto ciò che fosse artistico: già da adolescente amava i film classici e si dedicava alla creazione di graffiti.

Finite le scuole superiori, frequenta la Harvard University e studia cinematografia tradizionale e cinema d’animazione. La sua tesi di laurea consiste el film Supermarket Sweep, in cui ha recitato Sean Gullette successivamente finalista della National Student Academy Award.

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Mickey Rourke: cinema, pugni, donne e motori

Nelle ultime foto, quelle relative al Festival Lagunare più famoso del mondo, devo dire che l’ho visto un pò plastificato, ma Mickey Rourke è sempre Mickey Rourke. Personaggio controverso, boxer, motociclista e attore di talento in film che sono diventati delle vere e proprie pietre miliari.

La sua presenza in scena ora conturba, ora disturba, specie quando lo vediamo nei panni di Marv in Sin City; il suo volto può divenire una maschera aggressiva, ma sempre capace di dispensare sorrisi e di dare un confortevole senso di protezione.

Mickey Rourke è in realtà il nome d’arte di Philip André Rourke Jr., nato a Schenectady, il 16 settembre 1956. Rourke cresce nei sobborghi di Miami, nel quartiere di Liberty City. Vi dice niente questo nome? A me si: e aggiungo che lo vedrei benissimo in un eventuale film basato su GTA, la nota serie di violenti videogiochi, il cui ultimo, quarto capitolo ha sbancato al botteghino.

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Silvio Orlando: la storia del trionfatore dell’ultimo Festival di Venezia

Un nome, una garanzia per il cinema italiano, attore sobrio e misurato, Silvio Orlando si presenta come uno degli attori più verstaili del cinema del nostro paese, forte di una recitazione sobria e misurata, graditissima al grande pubblico.

Gli esordi per Silvio Orlando sono teatrali e televisivi poi, ma grazie a Gabriele Salvatores avviene il passaggio al grande schermo, anche se in punta di piedi: gli offre infatti un piccolo ruolo in Kamikazen – Ultima notte a Milano, dell’ormai lontano 1987.

Nel 1991 recita in Il portaborse, per la regia di Daniele Luchetti, e nel 1993 viene diretto per la seconda volta da Gabriele Salvatores , stavolta da protagonista, insieme ad Antonio Catania, in Sud.

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Yu Lik-wai

L’oriente furoreggia nel cinema, c’è poco da fare; ci sono tanti artisti che da anni propongono al mondo le loro opere, ma solo recentemente siamo arrivati ad apprezzare a livello macroscopico tale interessantissimo fenomeno. Dopo il Giappone, visitiamo quella città fantastica e controvera che è Hong Kong. E’ qui che hanno avuto luogo i natali di Yu Lik-wai , il 12 Agosto del 1966, chiamato a volte Nelson Yu Lik-wai o, più semplicemente, Nelson Yu. Formatosi in Belgio all’INSAS (Institut National Superieur des Arts de Spectacle), si è laureato in Cinematografia nel 1994. Ben presto è divenuto un punto fermo sia per il cinema cinese in cui è conosciuto per lo più per le sue collaborazioni con Jia Zhangke, sia per quello di Hong Kong.

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Mamoru Oshii

In questi giorni abbiamo citato alcuni tra i personaggi più in vista del panorama artistico giapponese, almeno per quello che riguarda cinema e anime. La carrellata, ovviamente, non finisce qui. Di artisti da citare ce ne sarebbero moltissimi, lo spazio è limitato, e di conseguenza la selezione appare come un necessario mezzo di sopravvivenza.

Ma un nome come quello di Mamoru Oshii non può essere assolutamente tralasciato, e questo per vari motivi. In prima istanza, si tratta, come di consueto, di una personalità originale e poliedrica, di quelle di cui si racconta, indipendentemente da quello che ha prodotto.

In più, la produzione di Mamoru Oshii è spaventosamente bella. I suoi lavori risuonano nelle anime degli spettatori come accordi prodotti da uno strumento perfettamente accordato, raggiungendo rapidamente l’indimenticabilità.

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Hayao Miyazaki

Scrivere di Miyazaki ha lo stesso effetto, per me, di scrivere sui genitori delle persone che amo. Autore di fumetti, animatore, sceneggiatore e produttore giapponese, Miyazaki è in effetti il padre di alcune delle cose più belle che abbia mai visto, a partire da Conan, il ragazzo del futuro (Mirai Shōnen Konan), ma andiamo con ordine.
Classe 1941, Miyazaki, è sempre stato un appassionato disegnatore, e fu immediatamente conquistato dalla scoperta dei manga e degli anime. Si laurea in Scienze Politiche ed Economia nel 1963, e senza perdere altro tempo entra a far parte dello staff dei disegnatori della Toei , facendosi subito notare per la proposta di un miglior finale per il film Gariba no uchu ryoko (1965) (in inglese Gulliver’s Travels Beyond the Moon).
Divenuto poi animatore capo e concept artist (colui che crea i personaggi e gli scenari) per Taiyo no Ōji: Horusu no daiboken (edito in Italia dapprima con il titolo La grande avventura del piccolo principe Valiant, poi con quello de Il segreto della spada del sole), film diretto da Isao Takahata, pubblica nel frattempo il manga La tribù del deserto (Sabakuno Tami), negli anni 1969-70.

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Kitano chi?

La prima volta che ho visto Dolls sono rimasto veramente sconvolto, ovviamente in senso positivo. Mentre le immagini del film scorono, sembra quasi di vivere una sinestesia in cui gli occhi riescono, per qualche oscuro motivo, a “sentire” le immagini che escono direttamente dalla bocca del regista.

Sembra veramente di ascoltare un racconto, una storia; Takeshi Kitano, uomo di Tokyo, classe 1947, sussurra i suoi film, modulando la sua voce creativa in modo da mantenere il nostro focus attentivo ancorato a ciò che viene trasmesso.

Attore, regista, scrittore, sceneggiatore, pittore, la sua poliedrica formazione affonda le radici nella didattca naturale multicolore giapponese, e l’espressione artistica è sempre volta alla comunicazione di qualcosa di specifico e di personale.

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Madonna al cinema: da Who’s that Girl a Filth and Wisdom

Ribadisco subito il concetto espresso nel titolo, Madonna è sempre Madonna. Preconcetti, aspettative della critica, critiche antesignane e prodromiche, tutto quello che si può di re e tutto quello che non si può dire: ma Madonna è sempre Madonna.

Quando l’ho vista per la prima volta, tanti anni fa, è stato come vedere esplodere un barboncino in un salotto francese nel settecento, con conseguente cospargimento di carni e interiora sulla padroncina e sugli ospiti. Qualcosa di irriverente, una ferita mortale ai miei pensieri e alla mia morale, ma anche qualcosa da cui non riuscivo a togliere lo sguardo.

Domani Madonna compie cinquant’anni, e la cosa non mi stupisce affatto. E’ stata in grado di compiere altre meraviglie, altri prodigi. A cinquant’anni ci arriverò anch’io, e tante persone che respirano come me e di cui ho una stima media (la peggiore).

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