Angeli e demoni, intervista a Tom Hanks

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Fra qualche ora uscirà in tutto il mondo Angeli e demoni, l’attesissimo film di Ron Howard, pronto a sbancare ai botteghini, tanto quanto fece Il codice Da Vinci nel 2006 (solo in italia incassò oltre 28 milioni di euro, di cui più di 7,5 nel primo weekend).

Per ingannare l’attesa (domani potrete leggere la nostra recensione) oggi vi vogliamo offrire l’intervista che ha rilasciato Tom Hanks, protagonista nei film nei panni di Robert Langdon, inframezzata dalle foto delle location romane. Appena avete visto il film fateci sapere se vi è piaciuto!

Il trailer è ricco di suspense, ci sono molte scene d’azione nel film?

Sì, sono molte, ma non ci sono risse e pugni. Nel film Langdon spara con una pistola, ma solo per rompere una finestra. Questo è tutto. Il film è una corsa contro il tempo, c’è una bomba di antimateria che potrebbe esplodere da un momento all’altro e, allo stesso tempo, si sta svolgendo l’elezione del papa. Robert Langdon deve assolutamente fermare gli Illuminati prima che il nuovo papa sia eletto. Se non ci riuscisse, impedirebbe l’elezione papale e, se ciò accadesse, vorrebbe dire che lo status quo, nel bene e nel male, rimarrebbe per sempre violato. Quando entra in Vaticano, considerato come un avversario, Langdon afferma: “Guardate, io non studio simboli perchè penso che non abbiano senso. Al contrario, studio proprio il segno che lasciano nelle nostre vite e nella società. Spero solo di essere d’aiuto.” È molto diretto, e riesce perfettamente ad andare avanti.

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Nel libro il tuo personaggio è alquanto romantico con Vittoria (Ayelet Zurer), è così anche nel film?

Non direi, se c’è qualche traccia di romanticismo, è comunque ben nascosta dalla smania di riuscire a fermare l’uccisione del cardinale. Non rimane molto tempo per il romanticismo prima dell’elezione del papa. Dan Brown ha creato Langdon proprio con “Angeli e Demoni”, quindi ha avuto più tempo per approfondire le sfaccettature del personaggio. Ma, considerando che questo è il secondo film, la seconda storia di Langdon, non abbiamo avuto il tempo di soffermarci ad esplorare il lato più romantico che può certamente esistere tra un uomo interessante come Robert Langdon e la bella Vittoria Vetra. Mi piace pensare però, che alla fine del film, i due si siano potuti godere un caffè o un bicchiere di buon vino all’Hotel Hassler, in cima alla scalinata di Piazza di Spagna a Roma, o anche in un posto più piccolo fuori città, anche se non si saprà mai.

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Ron Howard ha dichiarato di essersi sentito più libero di seguire le proprie scelte in questo film film. Credi che questo si possa dire anche per la tua interpretazione di Robert Langdon?

Proprio perché questo è il secondo film, ne abbiamo avuto l’opportunità. Langdon, a differenza del libro, ha la verità in tasca. Nel libro era la prima volta che tutto ciò avveniva, la sua irriverenza direi, sembrerebbe più uno spirito di competizione, e credo che il risultato sia eccellente. Si estrapola molto in questo libro, anche perché, detto francamente, Dan Brown lo ha scritto tempo fa. Non c’era Google ai tempi. Ha descritto l’elezione papale come una cosa poco interessante, con pochi cronisti a documentare il tutto. Ma sappiamo molto bene che, quando un papa muore e un altro deve essere eletto, i media si scatenano. Qualsiasi redazione manda i migliori giornalisti a Roma per seguire da vicino la cosa. Quindi direi che la parola migliore è imprecisione, anche dovuta al fatto che quando è stato scritto, non avveniva un’elezione papale da moltissimo tempo e forse ci si era scordati anche di che tipo di avvenimento fosse. Non ci siamo presi molte libertà, direi, ma più che altro abbiamo adattato il contenuto con un po’ di buon senso e alcune cose che semplicemente dovevano essere cambiate.

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Il CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, ha un ruolo importante nella storia. Nella realtà è diverso da come te lo aspettavi?

E’ la cosa più incredibile che abbia mai visto. Non è molto diverso rispetto a quando visiti la Nasa, Cape Canaveral o Cape Kennedy e vedi un insieme di edifici ed erbacce, ma, una volta dentro, vedi l’orbiter, la navicella che è ancorata agli appoggi e tutto è pronto per partire. Tutto si rivela essere una formidabile struttura umana. Non ho idea di quanto debba essere complesso un acceleratore di particelle, ma sicuramente lo è molto di più di quanto ci si possa immaginare. Al terzo piano oppure a cento o quaranta metri sotto terra non puoi non guardarti intorno senza pensare a quanto sia potente l’essere umano. Siamo entità stupefacenti, in primis per aver immaginato tutto questo, ma soprattutto per essere poi riusciti a costruirlo. Mi piacerebbe molto ritornare, aiutare a premere quel bottone, solo per vedere cosa accadrebbe.

La storia di Angeli e Demoni offre grandi spunti per comprendere meglio il CERN e le sue teorie scientifiche. Pensi ci sia una preoccupazione reale per la sicurezza dell’istituto ed il suo lavoro?

In realtà non ci sono grandi sistemi di sicurezza al CERN, anche perché non c’è niente da rubare. Neanche un segreto. Se qualcuno entrasse al CERN e tentasse di portare via ciò che è stato sviluppato lì, non ci potrebbe fare molto, in quanto avrebbe comunque bisogno di 450 miliardi di dollari per costruire un acceleratore di particelle. Detto questo, se riusciamo a descrivere e parlare di quello che avviene al CERN, lasciandone intuire l’importanza, allora credo che il potere dei film in proposito è sostanziale. Non si deve sottovalutare la popolarità che i film possono dare alle cose.