A Scanner Darkly: un nuovo modo di fare animazione

Non è passato inosservato, ma non ha fatto neanche il rumore che meritava di fare. A Scanner Darkly è un film realizzato con una tecnica innovativa, basato su un romanzo del mitico Philip K. Dick.

La storia si svolge in America, e più precisamente in California, in un futuro non lontanissimo. La Sostanza M è una droga potentissima, apparentemente di tipo anfetaminico, dalla larghissima e rapidissima diffusione. Protagonista della vicenda è Bob Arctor (Keanu Reeves).

Bob vive in casa con una cricca di sbandati, tutti rigorosamenti tossicodipendenti, che trascorrono le giornate portando avanti progetti e discussioni tra lo sconclusionato e il folle, inseguendo quelle che sono le immagini date dalla dipendenza fortissima da una sostanza, come classicamente la conosciamo.

Bon ha tuttavia una particolarità: è un agente infiltrato. Per di più, è un infiltrato della narcotici. Nella sua casa sono piazzate numerosissime telecamere, con le quali Fred controlla sostanzialmente se stesso. Lentamente l’effetto della droga porta Bob/Fred a uno stato schizoide gravissimo, ai limiti della scissione di personalità.

La lenta discesa nella tenebra della depersonalizzazione e della derealizzazione offrono a Bob numerosi spunti di riflessione su argomenti come l’origine della dipendenza, e il significato che la sostanza M, la “merda”, in gergo, ha per i tossici e per il governo allo stesso tempo.

Emerge un quadro complesso, che lascia in massima parte il posto alla descrizione di scene immediate, scorci della vita di un tossico e dei pensieri che la popolano, spesso senza un vero criterio. C’è una scena stupenda, in cui Bob ricorda la sua vita prima dell’entrata nel “tunnel”.

Mi è rimasta impressa, perchè nella sua semplicità dà una spiegazione umana di quello che può giacere, latente, dentro le persone, per poi esplodere senza possibilità di ritorno indietro. Da amante di Dick, non nego che per essere un film, ovvero un vero e proprio “condensato” rispetto al respiro e alla “pazienza” della carta stampata, la storia è resa in modo fedele.

Uno degli aspetti che maggiormente salta all’occhio è sicuramente una tecnica innovativa di presentare le immagini. Il film è girato in normale live action, poi è stato ritoccato con animazione grafica digitale (in un processo conosciuto come Interpolated rotoscoping). Il tutto ha impiegato ben 18 mesi di post-produzione e quasi un anno di dettagli in acquerello sui fotogrammi stessi. Quando si dice “essere meticolosi”. Secondo me il risultato è strabiliante.

L’effetto film/cartone non è casuale; in questo film viene esaltato il lato psicotropo che riesce a trasmettere allo spettatore una sorta di stato irreale e confuso, immediatamente associato all’assunzione della sostanza M. Una sorta di effetto psichedelico che ci proietta insieme alla compagnia di sbandati e all’interno delle loro deliranti elucubrazioni.

Tra gli interpreti, accanto a Keanu Reeves, vediamo in versione “cartoneanimatosa” Winona Ryder, Robert Downey Jr, Woody Harrelson e Rory Cochrane.

Il film del regista Richard Linklater è stato presentato al Festival di Cannes 2006 nella sezione Un Certain Regard, al Seattle International Film Festival 2006 e nella sezione Extra alla Festa del Cinema di Roma 2006.