A rischio della vita: recensione

a-rischio-della-vita1La città di Pittsburgh è pronta ad ospitare una finale da cardiopalma che vedrà confrontarsi le due squadre di hockey piu forti di sempre, è in palio la coppa Stanley, tra le personalità giunte allo stadio per godersi lo spettacolo c’è persino il vicepresidente degli Stati Uniti ed il suo staff ospitato nella tribuna d’onore.

Il terrorista Joshua Fosse (Powers Boothe), ha intenzione di sfruttare la presenza dell’uomo politico per sequestrarlo e chiedere un cospicuo riscatto, la modalità e i tempi di pagamento vengono definiti nell’arco della durata della partita, se le varie tranche del riscatto non verranno versate nei vari conti esteri designati in tempo utile, gli ostaggi presenti nella tribuna d’onore verranno uccisi uno ad uno.

Tra gli ostaggi la piccola Emily, figlia del vigile del fuoco Darren McCord (Jean.Clude Van damme), allontanatasi dal suo posto e finita per sbaglio nella tribuna d’onore con vicepresidente e terroristi. McCord, mentre l’FBI si organizzerà all’esterno dello stadio, dovrà cercare di fermare i terroristi e salvare la figlia, tutto prima che la partita abbia termine…

Sulla scia di classici come Trappola di cristallo, A rischio della vita è un buon action/thriller interpretato da un Van Damme al termine di una fulgida carriera da eroe action, e subito prima della realizzazione de La Prova, coraggioso ma sfortunato tentativo di miscelare film d’avventura e arti marziali.

Lo schema è il medesimo di sempre, eroico uomo solo, famiglia in pericolo, letali terroristi e tempo limitato, tutto scivola via sul filo della prevedibilità come da copione, ma questo non intacca l’ottima messinscena del regista/direttore della fotografia Peter Hyams, che aveva già diretto Van Damme nel discreto action fantascientifico Timecop e futuro regista dell’ottimo horror Relic.

Se amate il genere il film non vi deluderà, le arti marziali sono ridotte all’osso in favore di uno script che predilige la tensione, ma i fan dell’atletico protagonista potranno vedere l’attore cimentarsi in una parte più impegnativa del solito, certo niente di memorabile, ma comunque un deciso passo in avanti.