2012, recensione

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2010 durante alcuni rilevamenti uno scienziato indiano scopre che una serie di repentini cambiamenti stanno destabilizzando la crosta terresre, cambiamenti che daranno il via entro tre anni ad una catastrofe naturale che porterà l’intero pianeta ad essere devastato da terremoti e inondazioni, in perfetta concomitanza con il famigerato calendario maya.

Nel frattempo mentre i potenti della terra si danno un gran da fare per proteggere il segreto onde evitare ondata anarcoide della popolazione del pianeta, si mettono al sicuro opere d’arte, si elimina fisicamente qualche curioso, e si costruiscono delle arche che ospiteranno chi può permettersi un biglietto da un miliardo di euro, un gruppo selezionato da genetisti onde perpetuare al meglio la razza umana, i canonici animali in puro stile biblico e naturalmente i governanti delle nazioni mondiali.

Tra questi fortunati prescelti purtroppo non c’e lo scrittore fallito e padre latitante Jackson Curtis (John Cusack), che subodora qualcosa durante un campeggio con i figli nello Yellowstone Park dove il governo sta monitorando alcuni eventi sismici, e anche grazie a qualche dritta gentilmente fornitagli da Charlie Frost (Woody Harrelson) paranoide complottista decisamente fuori di testa, ma l’unico veramente consapevole dell’immane catastrofe.

Così Jackson, i suoi due figli, l’ex moglie e il compagno di quest’ultima dopo essere scampati al Big One, sisma che inabisserà la California, cercheranno di raggiunger la Cina, dove i governi hanno allestito dei cantieri dove sono in costruzione le arche della speranza.

Roland Emmerich torna al disaster-movie e stavolta non risparmia nenche la Cappella Sistina. Nonostante avesse giurato che dopo il buon The day after tomorrow non si sarebbe più occupato di film catastrofici, la vicinanza con il famigerato 2012 e l’operazione mediatico-editoriale in atto che avrebbe portato senza dubbio qualcun’altro ad occuparsi del tema, ha spinto Emmerich a risalire in sella, esagerando come al solito e rispettando appieno tutti i clichè di un genere che ormai conosce a menadito.

Bisogna dire che gli effetti speciali di 2012 su grande schermo sono davvero spettacolari e testimoniano l’escalation qualitativa del settore tecnologico made in Hollywood, quindi da quel punto di vista tutto è fragoroso, fracassone e coinvolgente al punto giusto.

Il cast, come succede spesso gli attori in versione corale vengono travolti dagli eventi e restano personaggi appena abbozzati che devono solo accompagnare emotivamente il disastro su schermo senza infastidire troppo la messinscena, in questo caso un John Cusak efficace, un Woody Harrelson spiritato al limite della macchietta e un Danny Glover versione Obama anche troppo paterno e patriottico.

I dialoghi restano il punto debole, in questo caso il continuo pistolotto patriottico con estremo sacrificio finale stona e aapesantisce il film in più  di un’occasione, mentre alcune situazioni davvero eccessive che in un altro contesto farebbero gridare allo scandalo, sono comunque fisiologiche del genere, vedi continui salvataggi in extremis, slalom tra precipizi e meteore di lava e via discorrendo.

Detto ciò, se si considera la durata del film che supera abbondantemente le due ore, e tutto ciò che abbiamo appena sottolineato, bisogna ammettere che 2012 non potrà non divertire gli amanti del genere, e chi cerca un buon popcorn-movie da domenica pomeriggio che si avvicini più ad un’attrazione da parco a tema, che ad un vero e proprio film, troverà piacevole fare un giro sull’ottovolante allestito da mr. Emmerich.