Un poliziotto da happy hour, recensione

Gerry Boyle (Brendan Gleeson) è un sergente di polizia in servizio in una piccola cittadina sulla costa irlandese, un tipo piuttosto ruvido con una serie di vizi che senza dubbio superano in numero le poche virtù dell’uomo e che includono una passione per la bottiglia e qualche donnina allegra che il poliziotto incontra regolarmente, senza dimenticare anche l’uso occasionale di stupefacenti. Insomma Boyle non è proprio uno stinco di santo e le cose si complicheranno quando si troverà suo malgrado a dover collaborare con Wendell Everett (Don Cheadle) un agente dell’FBI di quelli vecchio stampo, integerrimo e incorruttibile che sta dando la caccia ad un ingente carico di droga che sembra farà tappa proprio nel territorio di Boyle, che se in un primo momento cercherà di restar fuori dalla bagarre che sta per scatenarsi, in seguito alla scomparsa di un suo collega e al tentativo di corruzione nei suoi confronti da parte di uno dei trafficanti di stupefacenti, sarà costretto a mettersi in gioco e lo farà mettendo a rischio la sua stessa vita.

Arriva nei cinema italiani, dopo il suo debutto al Sundance Film Festival lo scorso gennaio, la black-comedy irlandese a tinte crime The Guard, un piccolo film che si rivela ricco di sorprese, che vanno oltre un terribile e fuorviante titolo italiano che ammicca al demenziale. Il film d’esordio dello sceneggiatore e regista britannico John Michael McDonagh si rivela oltremodo godibile e centra il bersaglio grazie ad uno humour nerissimo, una suggestiva e straniante location e due intepreti di caratura, tra cui spicca il veterano Brendan Gleeson che prende sulle sue capaci spalle l’intero film caratterizzando un disilluso, malinconico e cinico cattivo tenente.

Ci sembra doveroso ribadire che Un poliziotto da happy hour non è assolutamente una commedia a tutto tondo come lascia intendere un titolo italiano da dimenticare, è un’abile e malinconica miscela di black-comedy, crime, poliziesco senza dimenticare un finale che omaggia il western e il gangster-movie, un divertente ibrido che potrebbe deludere chi cerca un film alla Martin Lawrence e invece sorprendere piacevolmente chi apprezza un cinema di genere rielaborato con uno stile a mezzavia tra i ritmi tipici di un cinema d’autore ricco di personalità ed alcuni elementi da B-movie mai scontati.

 Note di produzione: il film di McDonagh, che ad oggi è la pellicola irlandese indipendente con il maggior incasso di sempre, è transitato in concorso al Sundance Film Festival 2011 vincendo il Gran premio della giuria, oltre ad essere eletto miglior film d’esordio al Festival di Berlino.