I soliti ignoti, recensione

Una squadra di sgangherati ladruncoli di mezza tacca grazie ad una fortunosa dritta scippata in carcere ad un compare detenuto e dalla chiacchiera facile pensa di organizzare un colpo ai danni di un’agenzia del Monte dei pegni, ma durante la spassosa pianificazione si renderanno conto di dover aprire una cassaforte e di non avere la competenza necessaria.

La banda formata dall’orfano Mario (Renato Salvatori), il fotografo con famiglia Tiberio (Marcello Mastroianni), il siciliano Ferribotte (Tiberio Murgia), l’anziano e affamatissimo Capannelle (Carlo Pisacane), e il pugile fallito Giuseppe Baiocchi (Vittorio Gassman) detto Peppe er Pantera, pensa bene di rivolgersi ad un esperto di cassaforti, il veterano Dante Cruciani (Totò), maestro dello scasso agli arresti domiciliari che si ricicla insegnante con lezioni di scasso ed effrazione.

Una volta appresi i rudimenti della tecnica da Cruciani toccherà a Mario il compito di sedurre e sottrarre le chiavi alla cameriera che lavora nell’appartamento adiacente all’agenzia in cui nottetempo la banda dovrà intrufolarsi, ma mentre l’operazione procede Cosimo (Memmo Carotenuto) l’ideatore del colpo ancora in prigione grazie ad un amnistia esce e si mette in cerca dei compari che lo hanno raggirato.

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Totò contro i quattro, recensione

ScreenHunter_26 Jul. 17 08.23 (300 x 435)Giornata da dimenticare quella del commissario di polizia Antonio Saracino (Totò) che dopo aver subito lo smacco di veder trafugata la sua auto nuova di zecca, dovrà affrontare una giornata infernale in commissariato dove oltre a tre spinosi casi su cui indagare si ritroverà anche un collega (Nino Taranto) che non solo gestisce indebitamente una lucrosa attività extra-lavorativa ed evade il fisco da anni, ma tenta in extremis una volta scoperto di corromperlo.

Tra i casi con cui il sempre più stressato Saracino si dovrà cimentare c’è quello di un geloso e paranoico marito (Peppino De Filippo) che teme che la consorte e il suo presunto amante stiano architettando un piano per ucciderlo, il problema è che l’unico testimone oculare di questo complotto è un pappagallo.

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Il segno di venere, recensione

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Agnese e Cesira (Sophia Loren e Franca Valeri) sono due cugine che vivono insieme a Roma in casa del padre di Agnese (Virgilio  Riento) e con la zia napoletana Tina (Tina Pica). Agnese originaria del meridione è una bellezza procace di quelle che non passano certo inosservate, mentre Cesira milanese doc è proprio il contrario, decisamente meno appariscente della cugina vive costantemente al’ombra di quest’ultima, inconsapevole che Agnese in realtà la invidia per la libertà di cui dispone e per il lavoro che la rende indipendente.

Cesira all’apparenza così seriosa, perfettina e ligia al lavoro in realtà ha come tutto le donne un sogno romantico nel cassetto e si affida spesso all’astrologia pensando di ricevere finalmente la notizia di uno spasimante in  arrivo, così un bel giorno gli viene confidato da una chiromante che quello che sta per attraversare è il periodo migliore per trovare l’amore e di non lasciarsi scoraggiare da un eventuale disinteresse dell’uomo che incontrerà, perchè in realtà dietro si cela una passione inespressa.

Così Cesira, che non ha nessuno intenzione di lasciarsi scappare l’occasione di una vita, si impegna al massimo per scoprire chi sarà il suo misterioso Principe azzurro e naturalmente nella ricerca incontrerà ciarlatani, artisti falliti e piccoli cialtroni che approfitteranno senza vergogna della sua speranzosa ingenuità.

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Chi si ferma è perduto, recensione

img_160901_lrg (300 x 435)I ragionieri Antonio Guardalavecchia (Totò) e Giuseppe Colabona (Peppino De Filippo) amici e colleghi d’ufficio sono uniti dall’odio verso lo zelante capufficio Cesare Santoro (Luigi Pavese) che non manca di redarguirli e minacciarli di trasferimento ad ogni occasione per il loro comportamento poco professionale tenuto sul posto di lavoro.

I due si danno manforte, almeno sino a quando Santoro non passa a miglior vita, il che lascia vacante il posto di capufficio, ruolo a cui i due aspirano da tempo, questo sarà l’inizio di una vera e propria battaglia senza esclusioni di colpi bassi per la successione. Nel frattempo un ispettore verrà a controllare la loro documentazione per decidere chi dei due sia il più adatto a succedere a Santoro.

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Totò, Peppino e… la malafemmina, recensione

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Antonio Caponi (Totò) e suo fratello Peppino (Peppino De Filippo) sono due contadinotti di poca cultura e dal carattere opposto, il primo è spendaccione, truffaldino e donnaiolo, il secondo avarissimo e alquanto ingenuo, entrambi mantengono il nipote Gianni (Teddy Reno), studente di medicina, ma quest’ultimo invaghitosi di una ballerina lascia Napoli per seguirla nella tentacolare Milano.

La bellerina in questione, la bellissima Marisa (Dorian Gray), al contrario di quello che si potrebbe pensare è molto innamorata di Gianni e non gli permetterebbe mai di abbandonare gli studi, di altro avviso sono gli agguerritissimi fratelli Caponi che giunti a Milano hanno intenzione di convincere a suon di soldoni la bella Marisa a farsi da parte.

Così assisteremo al viaggio in terra straniera della coppia di fratelli, che sbarcati a Milano si infileranno in una sequela di spassosi equivoci che li porteranno a conoscenza della vera natura dell’amore che lega il nipote alla sensuale ballerina.

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La banda degli onesti, recensione

Antonio Buonocore (Totò) è il portinaio di uno stabile che un bel giorno si ritrova per le mani quello che sembra essere un inaspettato colpo di fortuna, nonchè la svolta della vita, alcuni clichè sottratti alla Zecca dello Stato e la carta filigranata per stampare delle banconote.

Antonio viene in possesso dello scottante materiale grazie ad una confessione fattagli da un anziano inquilino, che in punto di morte gli rivela dove ha nascosto filigrana e clichè di cui Antonio si appropria dopo la morte dell’uomo.

L’idea è molto semplice, almeno sulla carta, coinvolgere altri due compari nell’operazione, il tipografo Giuseppe Lo Turco (Peppino De Filippo), lui fornirà i macchinari necessari a stampare fisicamente le banconote e il pittore Cardone (Giacomo Furia), un artista della tela esperto di colori e vernici.

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Boccaccio ’70, recensione

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Boccaccio si fa fonte ispiratrice per una produzione firmata Carlo Ponti, le  suggestioni del famoso novellista rilette, rivisitate e utilizzate per descrivere con sarcasmo una società, quella degli anni ’60, in pieno boom economico.

Pronta ad una trasformazione dei costumi ma fondamentalmente ancora schiava della censura e di un puritanesimo condominiale che si scontra con la voglia di trasgredire e di raccontare un Italia in piena evoluzione/rivoluzione sessuale.

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Totò il comico più popolare per gli italiani, Jessica Rabbit la più sexy dell’animazione

Totò è il comico italiano più popolare di sempre, mentre Jessica Rabbit è la figura femminile più sexy dell’animazione: questi sono i risultati di due sondaggi, il primo fatto dal sito italiano Qui News, il secondo dall’azienda inglese Cadbury Dairy Milk. Diamo uno sguardo un po’ più approfondito.

Su 1000 intervistati equamente divisi per fascia d’età, sesso e collocazione geografica, l’indagine di Quinews sul comico italiano più amato di sempre vede trionfare, con il 50,5% delle preferenze, il principe della risata Antonio De Curtis, che precede Alberto Sordi, secondo con il 21,5% e Massimo Troisi, terzo con il 10%. Il restante 18% si distribuisce tra Roberto Benigni (5%), Aldo Fabrizi (4%), Nino Manfredi e Peppino De Filippo (3%), Walter Chiari, Carlo Verdone e Franco Franchi (1%).

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