Recensione in anteprima: Fast and Furious – solo parti originali

Dominic Toretto (Vin Diesel) è un fuggitivo, vive con la sua ragazza Letty (Michelle Rodriguez) rapinandoTIR oltre il confine messicano, è una vita che Dom riesce a sopportare a malapena sempre più in apprensione per la sua donna e per il pericolo costante in cui la coppia vive.

A Los Angeles l’ex-poliziotto infiltrato, ora agente dell’FBI, Brian 0’Conner (Paul Walker), compagno di corse e d’avventure di Toretto che a suo tempo facilitò la sua fuga oltreconfine è sulle tracce di un certo Braga, boss che utilizza i corridori clandestini come corrieri per la droga.

Toretto e O’Conner si troveranno a dare la caccia allo stesso uomo tra Los angeles ed il confine messicano, il primo per vendicare la morte di una persona a lui molto cara, l’altro per sventare il traffico di droga ed arrestare il famigerato boss.

I due amici/rivali si troveranno a lavorare da infiltrati da due differenti versanti, le loro strade si incroceranno inevitabilmente dando luogo a duri scontri, ma la loro amicizia li aiuterà ancora una volta a riportare a casa la pelle.

La paura di ritrovarmi di fronte ad un sequel tirato via, girato tanto per sfruttare un franchise di facile appeal e ridare lustro ad una star action un pò appannata è svanito non appena sullo schermo si è presentata la prima fracassona e spettacolare rapina d’apertura del film, un vero assalto stile diligenza ad un TIR che trasporta benzina, montaggio serrato, eccesso d’adrenalina, al limite della verosimiglianza, ma veramente coinvolgente.

Vin Diesel torna nel suo mondo quello delle corse clandestine, della musica hip-hop a palla e delle bellezze da cofano. Il cast originale è al completo, il regista Justin Li, sua la regia del terzo capitolo, Fast and Furious: Tokio drift , ha l’impronta visiva del miglior Michael Bay, figlio della MTV generation sa molto bene come pompare adrenalina nello spettatore.

Fast and Furious-solo parti originali prende il meglio del primo capitolo, ne fa un restyling strizzando l’occhio alla generazione Playstation e all’action anni ’80, la storia non brilla certo per originalità, ma è funzionale allo scopo, niente di impegnativo, comunque l’attenzione sarebbe perennemente distolta nel seguire il  roboante mix di musica, corse da videogame, scazzottate e sparatorie.

In conclusione, astenersi amanti del cinema d’autore e chi cerca un film di spessore, qui c’è solo testosterone a mille, motori ed esaltazione da racing, quindi accomodatevi sulla poltrona, spegnete il cervello, allacciate le cinture e godetevi lo spettacolo.