Prince of Persia-Le sabbie del tempo, recensione

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Il trovatello Dastan (Jake Gyllenhaal) viene accolto alla corte del sovrano di Persia e cresciuto come un figlio insieme ai due legittimi successori al trono e il fratello del re Nizam (Ben Kingsley). Passano gli anni e ritroviamo Dastan ormai uomo, con le sue abilità di ex-ladruncolo acrobata affinate dall’infanzia in strada, divenute un suo punto di forza, insieme all’arte della spada acquisita a corte e ai valori trasmessigli dal regale padre putativo.

L’assalto alla città della Principessa Tamina (Gemma Arterton), rea secondo le informazioni di una spia di aver venduto armi al nemico, sarà l’occasione per Dastan di mostrare il suo valore, espugnando con i suoi uomini la città sotto assedio e facilitandone la conquista da parte dell’esercito persiano.

Nonostante Dastan abbia delle riserve sulla battaglia appena conclusa, lascia da parte dubbi e perplessità e si unisce ai festeggiamenti, il fratello maggiore sta per convolare a nozze con la splendida Tamina, matrimonio che suggellerà un ritrovato patto d’alleanza, e suo padre sembra aver ritrovato la serenità perduta.

Purtroppo i festeggiamenti avranno un tragico epilogo, perchè nel giro di pochi istanti il sovrano di Persia morirà avvelenato, Dastan verrà accusato dell’assassinio e sarà costretto a fuggire con la principesssa Tamina, che si scoprirà essere la custode di una sacra reliquia capace di donare al suo possessore il controllo sullo scorrere del tempo, reliquia che potrebbe essere l’unico mezzo per Dastan di tornare a corte e sventare il complotto di cui è vittima.

Il produttore Jerry Bruckheimer, esperto di blockbuster e popcorn-movies, dopo il successo planetario della trilogia I pirati dei Caraibi decide di trasporre sul grande schermo una delle saghe videoludiche più longeve di sempre, quel Prince of Persia che debuttò nel 1989 formato platform-game e che nell’arco di 21 anni ha figliato 12 episodi evolvendosi nell’odierna formula action-adventure per consolle di ultima generazione.

Con Prince of Persia-Le sabbie del tempo Bruckheimer centra pienamente il bersaglio con due scelte oculate sia nel casting che dietro la macchina da presa, il bravo Jake Gyllenhaal già protagonista del cult Donnie Darko, che ammiccando al Brendan Fraser del remake La mummia con l’aggiunta di muscoli, magia e destrezza, mantiene sempre una dose di umanità che ne fa un più che credibile eroe action, mentre il regista di Donnie Brasco e Quattro matrimoni e un funerale, l’inglese Mike Newell, che aveva già dimostrato di saper gestire con dovizia effetti speciali e materia da fantasy con il quarto capitolo della saga di Harry Potter, gioca con il genere, rispettandone tutti i clichè e le citazioni del caso, utilizzando la macchina da presa da veterano del genere.

In Prince of Persia ci si puo sbizzarrire ampiamente pescando citazioni da oltre un trentennio di cinema fantasy-avventuroso, dall’Aladdin della Disney sino ad Indiana  Jones, dal già citato La mummia a Lawrence d’Arabia, senza dimenticare un paio di sequenze che ammiccano ad un altro videogame ormai di culto, il recente Assassin’s Creed, notevole action-adventure ambientato durante le Crociate e con protagonista un letale adepto di una setta di assassini, palesemente pronto a traslocare sul grande schermo.

Il film non è certo privo di difetti, la protagonista femminile latita in più di un’occasione, Ben Kingsley ormai recita il ruolo dell’ambiguo villain di turno con il pilota automatico, e la parentesi comica affidata per l’occasione al grande Alfred Molina in versione Kabir Bedi e al suo logorroico Sceicco Amar, sembra voler compensare in più occasioni bruschi cali di ritmo nello script, che si indebolisce quando si allontana  dalle fasi action.

Premesso ciò Prince of Persia-Le sabbie del tempo resta una delle migliori trasposizioni da videogame mai realizzate, chi conosce il videogame originale, gli splendidi filmati d”intermezzo e le meccaniche di gioco si ritroverà piacevolmente immerso in una fedele trasposione che non potrà non apprezzare, e anche se il film avrà di certo un surplus di appeal per i videogiocatori incalliti, non deluderà gli amanti del genere avventuroso in generale, con un’intrigante location esotica, effetti speciali di altissimo profilo e un protagonista intrigantemente fuori dalla norma, vedi il Nicolas Cage di Con Air.