Platoon, recensione

Il giovane idealista Chris Taylor (Charlie Sheen) abbandona il college e in uno slancio patriottico si arruola volontario per combattere in Vietnam, dove insieme ad un’altra recluta si unirà ad un plotone specializzato in incursioni nella giungla guidato dallo spietato sergente Bob Barnes (Tom Berenger) affiancato dal più umano Elias Grodin (Willem Dafoe), anche lui come Barnes segnato da troppi anni di trincea ed efferati massacri.

Dopo che la squadra di Barnes perde tre soldati a causa di trappole piazzate dai vietcong, in un villaggio i cui abitanti sono sospettati di nascondere armi per il nemico a Barnes e ai suoi uomini sfugge il controllo e in cerca di vendetta si perpetrerà un vero massacro, a nulla servirà l’intervento di Elias che avrà uno scontro con Barnes, la follia e la violenza avranno il sopravvento e a Taylor verrò mostrato in tutta la sua ferocia e crudezza il vero volto della guerra, quello mostruoso e spietato che si cela dietro il patriottismo da spot pubblicitario e lo sventolar di bandiere.

Il regista Oliver Stone dopo Salvador torna a parlare di guerra ed eccidi e mette in campo, in una struggente sceneggiatura scritta a quattro mani con Richard Boyle, la sua esperienza personale come volontario in Vietnam, fruendo in questo caso di un cast superbo tra cui spiccano i veterani Willem Dafoe e Tom Berenger.

Stone trasmette alla perfezione, attraverso l’ottima performance di un intenso Charlie Sheen, quel misto di impotenza e stupore di fronte alla follia umana che dietro ad una divisa ed una bandiera partorisce mostri sin troppo umani, ma come il Michael J. Fox del Vittime di guerra di Brian De Palma l’essere umano e non l’uomo spicca per compassione e indignazione, nonostante intorno si crei un’alienante ed efferato microcosmo dove regna la distruzione di ogni singolo diritto umano.

Platoon vince in realismo e Stone ci regala uno dei migliori drammi a sfondo bellico di sempre portandosi a casa quattro meriatissimi premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e la miglior regia.

Note di produzione: il film di Stone nel 1987 vinse 4 Oscar (miglior film, miglior regia, miglior montaggio, miglio sonoro) 3 Golden Globe (miglior film drammatico, miglior regia e miglio attore non protagonista a Tom Berenger) e un Orso d’oro a Berlino per la miglior regia.