Magic Mike, recensione in anteprima

È giunto il momento per tutte le amanti del ballo e del corpo maschile di abbinare le due passioni e assaporare l’inebriante magia di Magic Mike: il film, che uscirà nelle sale italiane dal prossimo 21 Settembre, è una dramedy sentimentale che inizialmente prende una piega alla Sex & The City in una versione con protagonisti maschili che si comportano in maniera provocatoria e sensuale proprio come delle bellissime donne, ma nella seconda parte cala troppo nel melenso dramma del personaggio principale di Mike (Channing Tatum) e i corpi sudati e sprizza ormoni a tradimento non bastano più a reggere il plot.


Mike è un giovane avvenente imprenditore che aspira a realizzare il grande sogno americano e, nel frattempo, si adopera come meglio riesce con svariati impieghi; ma quello che Mike sa far meglio è accendere la notte con i suoi balli succinti sul palco del club Xquisite.

Un giorno Mike va a lavorare su un cantiere come muratore e conosce Adam (Alex Pettyfer), che poi incontrerà casualmente la stessa sera davanti a un locale: Adam vorrebbe entrare ma non avrebbe speranza se non ci fosse Mike ad aiutarlo.

Da qui, il sigillo di un’amicizia che sembra più un rapporto tra mentore e discepolo o, ancor meglio, tra due fratelli: purtroppo, come tutte le belle storie, succede qualcosa che scatena problemi e questioni come lo smarrimento di Adam, il bravo ragazzo intanto diventato anch’egli uno spogliarellista soprannominato The Kid, tra donne-soldi-alcol-droghe. Classico

La prima parte, come detto inizialmente, è ben costruita, diverte molto, e le ragazze saranno oltremodo felici di poter assistere ai numeri del magico Mike o la conduzione dello show del folle Dallas (Matthew McConaughey), o le sproporzionate misure di Big Dick Richie (Joe Manganello) o i balli super sexy di Tito (Adam Rodriguez), Ken (Matt Bomer), Tarzan (Kevin Nash); a complicare le cose è poi il flirt fievole ma costante tra Mike e la sorella di Adam, Brooke (Cody Horn); la seconda invece diventa una brutta copia di film sui giovani tormentati da sesso, alcol e droghe (con addirittura un problema di spaccio che serve solo alla sceneggiatura di portare forzosamente il protagonista a una scelta).

Il regista Steven Soderbergh ha seminato molto lontano dall’albero in dodici anni, cioè da quel così distante premio Oscar nel 2000 per il film Traffic o Erin Brockovich, ma non per questo abbia sottovalutato come fanno in molti la qualità stilistica e il tocco d’autore, anche se non è molto presente come ci si poteva aspettare.

Channing Tatum è doppiato in maniera particolarmente buona e c’è un ottimo equilibrio generale tra scene di spogliarello con dialoghi non troppo elaborati ma nemmeno pretenziosi: chiunque andrà a vedere questo titolo dovrà sedersi e lasciarsi trascinare con molta spensieratezza nella storia, proprio come i personaggi fanno eccetto Brooke e Mike – ma solo verso la fine.