Harry Potter e il Principe Mezzosangue, recensione

la-locandina-italiana-di-harry-potter-e-il-principe-mezzosangue-107598Harry Potter ( Daniel Radcliffe) sta per intraprendere un nuovo anno alla scuola di magia di Hogwarts, dopo lo scontro con Voldemort e i Mangiamorte e la morte del suo padrino Sirius Black (Gary oldman), Harry ha scoperto la profezia che lo riguarda e il suo ruolo di prescelto.

Ormai la notizia è di pubblico dominio, tutti sanno che Harry avrà l’arduo compito di distruggere Voldemort e i suoi Mangiamorte e di riequlibrare le forze del bene e del male. Albus Silente (Michael Gambon) cerca di preparare il suo allievo al difficile compito e gli affiderà una missione molto particolare recuperare un ricordo  nascosto nel passato del Professor Lumacorno che riguarda Voldemort, ricordo vitale per la battaglia finale che sta per iniziare.

Nel frattempo ad Howgarts l’amore fa capolino tra i giovani maghi, tra filtri e pozioni, flirt e amori non corrisposti, e mentre Harry scova un prezioso manuale di pozioni appartenuto ad un fantomatico Principe Mezzosangue, il giovane e rabbioso Draco Malfoy (Tom Felton) sembra essere stato prescelto dal lato oscuro per portare a termine una missione molto speciale.

Dopo un incipit degno di un disaster-movie in cui i temibili mangiamorte devastano un ponte londinese, Harry Potter e il Principe Mezzosangue ci trasporta in una sorta di prologo espanso che soffrendo di molte e fisiologiche limitazioni e pur non mancando di innegabili pregi, si dimostra purtroppo il capitolo più debole dell’intera saga potteriana.

Prima di esplorare il lato meramente tecnico dell’operazione Potter 6, ci dobbiamo soffermare su una doverosa premessa, bisogna, per poter giudicar appieno questo nuovo capitolo, suddividere l’intera filmografia dell’ex-maghetto in due fasi, la fase infantile, scolastica e di formazione che si conclude con il quarto capitolo, Harry potter e il calice di fuoco e la seconda fase quella della trilogia adulta e dalla venature complottiste che assume una connotazione decisamente più cupa e che comprende anche il prossimo, settimo e ultimo capitolo, I doni della morte.

Visto sotto questo aspetto questo sesto capitolo della saga, nonchè secondo della trilogia succitata, soffre della classica sindrome da capitolo intermedio di cui molte saghe recenti come Il signore degli anelli con Le due torri o più palesemente Matrix con il sequel Matrix reloaded, hanno ampiamente dimostrato, la preparazione ad un capitolo finale degno di questo nome richiede una premessa che può risultare troppo dilatata e priva di una compiutezza e identità soddisfacenti. naturalmente il mio discorso vale esclusivamente per le trasposizioni cinematografiche e non per le controparti cartacee.

Il regista David Yates con L’Ordine della Fenice aveva svolto un lavoro più che dignitoso, quindi imputare a lui un’eventuale fragilità del film è decisamente superficiale, il comparto tecnico è come al solito più che soddisfacente, bella la fotografia e ottimi gli effetti visivi, anche se sembra che in questo copione la magia sia stata messa un pò da parte, e le scene clou, come lo spettacolare incipit, la suggestiva sequenza dell’oceano in tempesta o quella della caverna risultano eccessivamente diluite nelle oltre due ore di pellicola.

La parte dei dialoghi è quella che lascia più a desiderare, le dinamiche amorose e le varie schermaglie adolescenziali tra i protagonisti sono poco credibili e stonano ulteriormente vista l’effettiva e palese maturità di questi ultimi ormai impossibile da nascondere, e un appunto va fatto anche alla sbrigativa scena finale che andava decisamente caricata di maggior pathos vista l’importanza dei protagonisti che vi prendono parte e le dinamiche emotive  che ne scaturiscono.

Comunque sia il film piacerà senza dubbio ai fan della saga, se poi visto come una sorta di dilatato prologo del prossimo I doni della morte, a parte i palesi difetti riscontrati e l’eccessiva durata, il film merita comunque la sufficienza. Questo sesto capitolo rimane, critica e critici a parte un successo annunciato e dimostra ancora una volta l’incolmabile abisso immaginifico tra libri e grande schermo, ma questa non è sicuramente una novità.