Hannah Montana il film: recensione

Miley Stewart (Miley Cyrus), una giovane ragazza di umili origini, che va a scuola e gioca con i suoi coetanei e si occupa pure delle faccende domestiche, di notte, con la parrucca bionda si trasforma in Hannah Montana, la cantante idolo di milioni di fan in tutto il mondo.

Il problema nasce quando la ragazza inizia a preferire di vivere sempre come affermata pop star, viziata dalla sua manager (Vanessa Williams) che le promette il jet privato e che le fa scegliere tra gli abiti più alla moda, piuttosto che continuare ad essere una ragazza semplice prestata alla musica: il padre (Billy Ray Cyrus), che non la riconosce più, decide di farle saltare un’importante premiazione, per portarla nel Tennesee alla festa della nonna (Margo Martindale), in modo di darle una regolata e ricordarle quali sono le priorità nella vita.

Miley, che nel paesino di campagna inizialmente si trova come un pesce fuor d’acqua, col passare del tempo imparerà a riappropriarsi delle proprie origini, conquisterà il cuore del suo amico di infanzia Travis (Lucas Till), sfuggirà al paparazzo che vuole assolutamente scoprire la parte oscura di Hannah Montana e salverà i terreni agricoli dal un imprenditore pronto a cementificare il tutto.

Hannah Montana Il film (Hannah Montana The Movie) è una commedia musicale diretta da Peter Chelsom, che porta al cinema la famosissima protagonista della serie Disney Hannah Montana.

Il film, che è indirizzato principalmente a tutti i fan della serie, ha una storia molto lineare e semplice: la fama e il successo hanno offuscato la mente di una ragazzina che vuole sentirsi già grande e il padre la riporta nel suo paese d’origine per farle iniziare un viaggio alla ricerca della retta via.

Nella storia, che appare quasi come il racconto delle avventure di una supereroina, c’è tutto quello che può piacere ai teenager: le canzoni della loro beniamina (anche se non mancano i pezzi country e popolari), le coreografie (di buon livello), i colori vivaci (che rendono l’ambiente rurale quasi finto e cartoon), le storie d’amore (oltre a quella della protagonista, viene raccontata anche quella del padre), i buoni sentimenti (una amicizia rovinata, si rinsalda più forte di prima) e il lieto fine (la ragazza ritrova la sua strada, il cattivo di turno perde, l’amore trionfa).

Concludendo: il regista non ha dovuto far altro che usare la sua grande conoscenza del genere, metterci qualche trovata simpatica qua e là e portare in porto un film, che doveva essere un successo e, almeno negli States, lo è stato.