Un’estate ai Caraibi: recensione

il-poster-di-un-estate-ai-caraibi-116899Roby (Carlo Buccirosso) è un single, impiegato di banca un pò ipocondriaco, terrorizzato da ogni sorta di sintomi che ricollega sempre ad una malattia, preferibilmente grave, così le sue visite semestrali in ospedale per analisi varie, stavolta danno un tragico e in fondo inaspettato esito positivo, a Roby viene diagnosticato un tumore in fase terminale, un mese di vita è la sentenza medica, un mese ai caraibi e la risposta di Roby…

Vincenzo (Biagio Izzo) è un dentista, con una bell’amante è una moglie racchia e gelosissima che per controllarne gli istinti gli affianca sempre donne bruttissime, così Vincenzo controllatissimo non riesce a soddisfare come vorrebbe la focosa amante, e allora escogita un piano per una passionale luna di miele con amante ai Caraibi.

Angelo (Enrico Brignano) lavora come autista e factotum per Remo (Maurizio Mattioli) un palazzinaro dell’ultim’ora arricchitosi con le speculazioni immobilari, ma che non ha perso la cafonaggine degli esordi. Max viene letteralmente schiavizzato dal suo odiato datore di lavoro/padrone che lo costringe a seguirlo anche ai Caraibi.

Max (Paolo Ruffini) lavora come dj in una radio romana con il coetaneo e migliore amico Tommy (Paolo Conticini), ed è fidanzato con la bella commessa Laura, purtroppo il giorno del loro primo anniversario Max scopre che laura ha un altro, urge una cura al mal d’amor perduto, un bel biglietto last minute per i favolosi Caraibi.

Alberto (Gigi Proietti) è un emigrante per forza, si perchè il suo vizio per il gioco e l’anima truffaldina lo hanno costretto ad una fuga all’estero, certo che il posto che ha scelto è degno di nota, quale posto migliore per godersi una meritata fuga se non i Caraibi.

Dopo che blasonati espertoni hanno spiegato a noi poveri mortali il valore intrinseco e sociale del cinepanettone, ecco i Vanzina, che con Un’estate la mare l’anno scorso avevano inaugurato la stagione del cinecocomero o cineombrellone che dir si voglia, rifarsi sotto con l’ennesimo film ad epsisodi stavolta in una location davvero magnifica i Caraibi.

Ogni qualvolta si parla di vanzina e relativi film è come sparare sulla croce rossa da una parte una folla di irriducibili, e sono milioni, che ne difendono la leggereza  e l’immediatezza, dall’altra i puristi del cinema di contenuto che inneggiano al rogo per la sfacciataggine commerciale della coppia di fratelli cineasti.

Il discorso è il medesimo, già affrontato con il recente I mostri oggi, se in quel caso il fatto di toccare un classico della commedia all’italiana per farne  un prodotto da cinema fast-food ci aveva un tantinello inquietato, qui sarebbe il caso di parlare di film bello o brutto o di commedia che funziona o no, lasciando un pò in disparte la furba ambientazione e le ammiccanti meteorine da gossip.

Tolto questo cosa rimane? semplice una serie di episodi decisamente raffazzonati e ripetitivi, che continuano ad utilizzare una comicità molto immediata, per alcuni volgare, per altri spassosa, di cui salviamo in toto l’episodio Brignano/ Mattioli che ci ha divertito e il grande Proietti che potrebbe recitare anche l’elenco telefonico e troverebbe comunque il modo di farci sorridere.

Certo è che questo è un film estivo, fatto per essere fruito come un buon gelato, destinato a  non lasciare traccia, concepito per essere consumato velocemente e senza troppa convinzione e se questo è lo scopo di Un’estate ai Caraibi, obiettivamente i Vanzina hanno raggiunto lo scopo.