La mummia, le origini del mito

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Dopo L’uomo lupo e Il mostro della laguna nera eccoci pronti a sbirciare in un altro classico della Universal, La mummia, pellicola che ha dato il via ad una sequela impressionante di remake e sequel più o meno ispirati all’originale.

Tra questi il bel remake/reboot avventuroso di Stephen Sommers con Brendan Fraser e Arnold Vosloo, nel quale tra le molte citazioni ed omaggi al cult del ’32, alcune sequenze in cui uno degli attori indossa un Fez rosso, stesso copricapo indossato da Boris Karloff nella pellicola originale.

1921, durante una spedizione archeologica nei pressi di Tebe, un gruppo di scienziati scopre la tomba del sacerdote Im-Ho-Tep, che risvegliatosi dal suo sonno millenario seminerà morte e terrore tra i profanatori.

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The Wolf Man, l’origine del mito

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In occasione dell’imminente uscita del remake con protagonista Benicio Del Toro, oggi vi vogliamo parlare di un cult datato 1941, L’uomo lupo, nato dalla fantasia dei creativi degli studi Universal, responsabili anche di altri mostri cult in celluloide come la mummia, la creatura di Frankenstein e Il mostro della Laguna Nera.

Il film  in un splendido e suggestivo bianco e nero narra la tragica storia della  maledizione che affligge un gentiluomo inglese, Larry Talbot (Lon Chaney Jr.), tornato a casa dopo molto anni a causa dell’improvvisa morte del fratello maggiore.

Unico erede dei beni di famiglia e in continua lite con il padre, Talbot in una notte di luna piena, per difendere una donna, ucciderà un licantropo che gli trasmetterà un’antica maledizione che lo tramuterà ben presto in una pericolosa e famelica creatura della notte.

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Lunapiena: storie di licantropi italiani

Un brusco risveglio in un bosco, ricordi annebbiati… ma è notte fonda, chissà cosa mi è successo, stavo tranquillamente passeggiando con il mio amico e poi, si, mi sembra di ricordare qualcosa, quello strano cacciatore, un inseguimento, uno sparo. Non lo so non riesco a pensare, forse è meglio che cerchi aiuto…

Lunapiena è un cortometraggio horror diretto da Vincenzo Cervari per la Happymealproduction, il regista ci vuole raccontare di licantropi a modo suo, con mostri diurni, sfatando il mito della pallottola d’argento e condendo il tutto con buoni effetti speciali ed una regia efficace.

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Licantropia evolution: unico indizio la luna piena…

La fame, è sempre più forte, ti divora da dentro, l’avverti prepotente, non puoi ignorarla, ma quando l’hai placata, quando il fuoco che brucia sotto la  pelle si è attenuato, si torna alla realtà, e ti ritrovi chissà dove,  nudo, sporco e infreddolito, sempre ricoperto di sangue, e quando ti va bene hai solo qualche vago e confuso ricordo della caccia e della nottata appena passata, e una volta superata la sbornia sovrannaturale che ti ha ottenebrato i sensi, si ritorna tra i comuni mortali, si, ma solo fino alla prossima luna piena, e ti accorgi di essere maledettamente eccitato e terrorizzato allo stesso tempo, al solo pensiero di un’altra lunga e selvaggia nottata di caccia…

Questa è, più o meno,  la situazione tipica in cui il malcapitato di turno, a causa di una maledizione come ne L’uomo lupo (1941), o infettato da un morso, come nell’ironico Un lupo mannaro americano a Londra (1981), si trova a dover affrontare ogni volta che i nefasti influssi della luna piena ne stravolgono istinto e  sembianze.

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